13 Ottobre 2010

Cavalla seviziata e morta
Trasportatori condannati


Due trasportatori romeni sono stati condannati a 4 mesi di reclusione dal tribunale di Prato per maltrattamento di animali a causa di gravi sevizie inflitte a una cavalla, poi morta, in un trasporto di 33 equini stipati in un camion in viaggio dalla Catalogna alla Puglia. Lo ha reso noto la Lega Antivivisezione, assistita dall’Avvocato Barbara Vannucci e costituitasi parte civile nel processo, riuscendo – si legge in una nota della stessa Lav – a far aggravare le imputazioni a carico dei due condannati. La vicenda risale a poco più di 5 anni fa e venne denunciata dagli attivisti di da Animals’ Angels che avvertirono la polizia.
La sezione stradale di Montecatini Terme (competente sull’A11) ordinò ai due conducenti di dirigersi verso il punto di sosta di Manziana (Roma) per effettuare lo scarico degli animali. L’ordine fu ignorato e soltanto in seguito a un’ulteriore richiesta di intervento, la Polizia stradale di Roma Nord riuscì a scortare il mezzo presso una stalla a Lunghezza (Roma), e all’arrivo, alle ore 1,45 del mattino del 24 luglio 2005, gli animali furono fatti scendere.

Le condizioni della cavalla – chiamata Magdalena dagli attivisti degli Animals’ Angels – apparvero drammatiche. L’animale respirava a fatica e non era in grado di alzarsi, né di scendere dal rimorchio. Ai ripetuti tentativi dei due autisti e dei proprietari della stalla di far alzare l’animale, la cavalla tentò di alzarsi, ricadendo rovinosamente e sbattendo anche la testa, per poi esser trascinata giù dal camion per la coda. All’arrivo del veterinario di turno, prelevato dagli agenti della Polizia tre ore dopo la notifica delle condizioni dell’animale, Magdalena era in agonia. Nonostante ciò il veterinario non ne disponeva l’eutanasia, autorizzando il ricorso a ruspa e corde per tirare su la cavalla e portarla nella stalla, dove nella tarda mattina l’animale morì.

“Magdalena era una cavalla tra i tanti che ogni giorno vengono trasportati per migliaia di chilometri solo per essere macellati. Ci auguriamo che la sentenza possa dare un minimo di giustizia a lei e i suoi compagni – dichiara Christine Hafner, responsabile per l’Italia di Animals’ Angels – Quella che per molti era solo ‘carne da macello’, per noi era un essere vivente che con grande dignità ha sopportato sofferenze e dolori ingiustificabili”.

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