Arrivano a Prato i primi profughi.
E’ scontro Provincia-Comune


La richiesta ufficiale è arrivata in Provincia nella tarda mattinata di oggi: la Regione Toscana, per fronteggiare l’emergenza profughi, ha chiesto ospitalità per circa 12-13 persone richiedenti asilo politico, fra cui una famiglia con un bambino e alcune coppie composte da fratelli e sorelle. La Provincia di Prato ha accolto la richiesta della Regione attraverso la disponibilità di una struttura diocesana: il piccolo gruppo di profughi verrà ospitato temporaneamente presso “Casa Madonna della Tenerezza” a Cerreto, struttura festita dalla Fondazione Opera Santa Rita. Si concretizza così la disponibilità offerta dalla Diocesi di Prato, il 7 aprile scorso, nell’accoglienza “di profughi particolarmente bisognosi coinvolti nelle drammatiche vicende attuali”. L’accoglienza, fatta in collaborazione con la Caritas diocesana, avviene con il coordinamento delle autorità provinciali e regionali. I profughi che arriveranno a Prato fanno parte di un gruppo di circa 180 persone che arriveranno domattina al porto di Genova e saranno distribuite nelle Province toscane.
La notizia ha scatenato forti polemiche tra Comune e Provincia. “Con orgoglio contribuiamo, nella piena consapevolezza delle difficoltà della nostra comunità, a dare una risposta all’emergenza umanitaria che stanno affrontando, con responsabilità, il Governo italiano e la Regione Toscana” sottolinea l’assessore provinciale, Loredana Ferrara. Immediata la replica del Comune di Prato, che da quando è iniziata l’emergenza si è detto sempre contrario all’accoglienza di profughi in città. “Prato è sempre stata disponibile e accogliente ma non possiamo responsabilmente accettare sul nostro territorio ulteriori presenze” ribadisce l’assessore all’integrazione, Giorgi Silli, che accusa la Provincia di aver “scavalcato” l’Amministrazione comunale “in modo irresponsabile”. Intanto, il sindaco Roberto Cenni ha scritto una lettera ufficiale alla Regione, alla Provincia e alle Prefetture di Prato e Firenze, rinnovando l’impossibilità della Città di Prato ad ospitare sul proprio territorio altri profughi.

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