20 Ottobre 2014

Rifiuti tessili, controlli di Arpat nelle aziende: gli scarti delle confezioni spediti in Cina


Stretta di Arpat sulle aziende che trattano rifiuti tessili e indumenti usati.
Con la normativa comunitaria questo specifico settore ha subito una forte delocalizzazione in paesi dell’est in quanto gli scarti tessili da materie prime sono stati progressivamente assoggettati alla normativa sui rifiuti.
Il distretto pratese resta ad oggi un centro nevralgico per l’import e l’export degli indumenti usati oltre ad essere caratterizzato dalla produzione di enormi quantitativi di ritagli da confezioni.
Le gestioni più rilevanti di illecito ambientale, su cui Arpat sta operando e per le quali sono stati registrati illeciti penali ed amministrativi, oltre a numerosi sequestri, sono la produzione di scarti da confezioni e la gestione dell’import ed export di indumenti usati.
La gestione degli scarti da confezioni risulta quasi esclusivamente appannaggio della comunità cinese. Arpat ha rilevato uno scorretto smaltimento dei rifiuti, spesso abbandonati lungo le strade e in corrispondenza dei cassonetti per la raccolta degli urbani.
I ritagli vengono raccolti e trattati per essere poi esportati verso la Cina stessa.
La gestione dell’import ed export di indumenti usati è invece caratterizzata dalla presenza di numerose aziende italiane che gestiscono la filiera della raccolta degli indumenti usati provenienti da tutto il mondo.
Nella gestione degli indumenti usati, nella maggior parte dei casi, sono state accertate una serie di irregolarità come ad esempio la mancanza di cernita, igienizzazione e rispetto parametri microbiologici.
Irregolarità che sono state evidenziate anche sotto il profilo formale, come ad esempio la mancanza di autorizzazioni e di tutti gli adempimenti alla gestione dei rifiuti. In particolare, trattandosi di spedizioni transfrontaliere, la normativa prevede l’attivazione di una procedura di notifica tra le autorità competenti dei diversi paesi.
A seguito dei controlli effettuati in 13 aziende dai primi mesi dell’anno, le ditte hanno avviato la procedura di notifica, pratica quasi mai attivata in precedenza, con la quale le ditte pratesi hanno regolarizzato la loro posizione.
In pochi mesi sono state rilasciate circa 30 procedure di notifica per la spedizione transfrontaliera.

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