24 Ottobre 2014

Rogo Macrolotto, imputati cinesi alla sbarra. L’accusa: “Cercavano un prestanome per aprire una nuova azienda dopo la tragedia”


Due giorni prima di essere arrestati per il rogo in cui hanno perso la vita sette operai cinesi alla Teresa moda, il 18 marzo scorso Hu Xiaoping e la moglie Lin Youli, (ritenuti dall’accusa i gestori di fatto della ditta assieme alla sorella di lei Lin You Lan) stavano cercando un altro capannone e un prestanome a cui intestare una nuova attività di confezioni. È quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche citate dal pubblico ministero Lorenzo Gestri nel corso del processo che vede imputati i tre cinesi per omicidio plurimo aggravato, incendio colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche e antincendio. Nell’udienza di oggi l’avvocato difensore Gabriele Zanobini ha chiesto e ottenuto che il processo, con rito abbreviato, si tenga a porte aperte. Il legale ha poi interrogato il suo assistito per ricostruire il periodo di permanenza a Prato e quelli trascorsi altrove: nel 2007-2008 a Venezia, poi alcuni mesi nella nostra città per la nascita del figlio nel 2009 e a inizio 2013, intervallati dalla permanenza a Conegliano Veneto e da due viaggi in Cina. Da maggio 2013 i coniugi vivono, assieme al figlio, nel capannone di via Toscana, dove il 1 dicembre avverrà la tragedia.

Hu Xiaoping è stato poi interrogato per quasi 5 ore dal pubblico ministero Gestri, che più volte lo ha colto in contraddizione e ha definito irragionevoli alcune sue affermazioni. L’imputato ha dovuto ammettere di essere stato a Prato decine di volte – come dimostrato dal Telepass della sua auto – nel periodo in cui svolgeva l’attività di ambulante a Conegliano Veneto. A Prato gestiva anche un conto corrente con versamenti fino a 40 mila euro. L’imputato ha poi ammesso di aver acquistato capi di abbigliamento nel capannone della Teresa Moda “ma solo una o due volte e non ricordo con chi ho contrattato”. Poi, incalzato dal pm, ha detto di essersi recato in quel capannone “perchè passava di lì” e non sapeva, prima dell’incendio chi gestisse l’attività, nonostante diversi suoi familiari, parenti della moglie, lavorassero nelle quattro aziende che si sono succedute nel capannone di via Toscana a partire da gennaio 2008.

Particolari i rapporti con la titolare formale della Teresa Moda, quella Li Janli che per gli inquirenti è soltanto un prestanome. Oggi irreperibile, nel marzo 2013 è stata trovata dalla polizia ad esercitare attività di prostituzione in un centro massaggi di Roma. Hu Xiaoping ha detto che l’ha vista soltanto un paio di volte, e in particolare  nel maggio 2013 quando ha lasciato a lui e alla moglie l’ufficio della ditta di via Toscana, divenuto di lì in poi il loro alloggio.
“Solo negli ultimi sei mesi io e mia moglie abbiamo prestato una mano nella gestione della ditta” ha poi aggiunto Hu Xiaoping, che ha poi aggiunto: “I rapporti con i proprietari del capannone li teneva Lin You Lan (la sorella di sua moglie, ndr), che decideva anche la paga dei neoassunti. Era lei che gestiva l’azienda, ma in sua assenza dava indicazioni a mia moglie per la gestione quotidiana”.
Nella prossima udienza saranno sentiti gli altri due imputati: le sorelle Lin.

Dario Zona

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