30 Gennaio 2015

L’editoriale/Popolare di Vicenza, il flop “voluto” di una mostra e il futuro di una banca


Quando fu inaugurata, solitari o quasi a Prato, parlammo di un “contentino” per la città. La Banca Popolare di Vicenza, con una inedita grancassa di investimenti promozionali, aveva voluto in Palazzo Pretorio una mostra dove, con la «scusa» dell’incontro tra capolavori toscani e veneti, riportava in città le principali opere di quella che fu (e che noi speriamo ancora sia) la Galleria di Palazzo degli Alberti, voluta dall’allora Cassa di Risparmio di Prato e che ormai da tempo erano state inopinatamente trasferite a Vicenza. Una iniziativa e una promozione, quelle per la mostra, che suonavano strane e un po’ beffarde: in dieci anni di presenza, l’Istituto veneto, salvo iniziative sporadiche, non aveva investito granché nella promozione della Galleria, sia in termini di accessibilità del pubblico che di conoscenza. Anzi, le promesse iniziali di un incremento della collezione – espresse in occasione dell’unica acquisizione, una tela del pittore seicentesco Jacopo Vignali – erano state ribaltate completamente con lo smembramento di una Galleria unica, frutto di una straordinaria stagione di mecenatismo culturale realizzata tenacemente nell’«età dell’oro» di Prato.

Quelle opere, chiusa la mostra, dal primo di febbraio verranno riportate a Vicenza. Della battaglia per farle tornare stabilmente a Prato – nata anche e soprattutto per la campagna d’informazione del settimanale Toscana Oggi, rilanciata con forza da Tv Prato – abbiamo già più volte parlato. E noi speriamo che raggiunga l’obiettivo. Oggi ci interessa svolgere un ragionamento più complessivo, che dalla mostra prenda le mosse.
Il bilancio dell’esposizione è, ad oggi, quando mancano due giorni alla chiusura, di circa 25.000 persone. C’è da tenere presente che il numero comprende i molti visitatori che si sarebbero recati al Museo di Palazzo Pretorio indipendentemente dalla mostra temporanea. In ogni caso il numero, pur «tarato», avrebbe potuto rappresentare un buon risultato, in linea con il livello dell’esposizione. Senonché il patron della Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, con una sorprendente e incomprensibile uscita il giorno dell’inaugurazione, affermò di puntare «a superare i 200.000 visitatori». Risultati che non vengono raggiunti quasi mai dalle più grandi esposizioni nazionali (Picasso, e dico Picasso, a Firenze ha totalizzato 190.000 biglietti). Così quel che sarebbe potuto essere un buon risultato si è trasformato in un sonoro flop per (de)merito dello stesso organizzatore. Perché Zonin si sia spinto, allora, ad una tale affermazione non risulta granché comprensibile.
Ma al di là, dicevamo, della vicenda di «Capolavori che si incontrano», è l’incontro – mai coronato d’amore e poco anche d’interessi vicendevoli tra Vicenza e Prato – che ci preme. In questi giorni la Banca veneta ha altri pensieri per la testa: l’improvvisa trasformazione voluta dal Governo in Società per Azioni quali conseguenze avrà sulle politiche del credito? Ci saranno effetti negativi per Prato? A sentire esperti ed operatori economici, l’ostentato ruolo di banca di riferimento del territorio (dopo l’incorporazione di Cariprato in effetti Vicenza mantiene poco meno del 30% dei risparmi pratesi) non si traduce in una differenza sostanziale rispetto alle banche che al territorio non dicono di fare riferimento. E l’esperienza di molti piccoli e medi imprenditori, come del mondo del no-profit, ce lo conferma.
La mostra è stata l’ultima cartina di tornasole di un rapporto che guarda molto a Vicenza e poco a Prato. Basti dire che nei vertici regionali della banca non c’è più, da anni, un funzionario pratese. Ma c’è una considerazione su tutte da svolgere: l’Istituto di credito veneto – che si è prima «mangiato» in un sol boccone tutti gli immobili della Cariprato, poi l’intera banca – nella nostra città ha fatto e sta facendo grandi affari; sul nostro territorio, di quei guadagni, ritorna però ben piccola cosa: in termini di accesso al credito, come di investimenti sociali e culturali. Non è un caso che le Banche popolari – l’ultima l’aretina “Etruria” – che Vicenza intendeva acquisire, ben consapevoli di quel che è successo a Prato, abbiano fatto di tutto per far fallire le mire espansionistiche venete.
Ebbene, archiviato il flop  «voluto» dei Capolavori che si incontrano, la città si aspetta dunque fatti concreti: se la Popolare saprà coniugare il proprio legittimo interesse con quello della città, ne avrà un grande ritorno. E sarà, allora, un nuovo incontro.

 Gianni Rossi

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Corradino
Corradino
9 anni fa

Carissimo Dr. Rossi,
anzitutto complimenti per l’ennesima manifestazione di libertà “professionale” che ha manifestato, ancora una volta, con questo suo editoriale.
Libertà intellettuale e professionale che contraddistingue la testata che Lei dirige.
Fatta questa doverosa premessa si rende opportuno riprendere un discorso che ci porta indietro di qualche anno.
Non intendo certo riaprire il capitolo che ha interessato la storia della Cassa di Risparmio, vicenda assai dolorosa, che è stata esaminata e commentata in ambito giornalistico, economico finanziario e, purtroppo, anche giudiziario.
Desidero invece riaprire un capitolo molto più recente che riguarda la cessione della quota detenuta dalla Fondazione Cariprato nella Banca Popolare di Vicenza.
Cessione di quote, che a parere di molti, non trova e non ha trovato giustificazione nella tutela degli interessi della città.
Amici ben più informati del sottoscritto, mi hanno dettagliato i termini dell’operazione, facendomi notare che l’entità % della quota messa in vendita avrebbe automaticamente fatto “scattare” il diritto dell’azionista di riferimento della Popolare di Vicenza per acquisire l’intero pacchetto detenuto dalla Fondazione. E così è stato.
In sostanza la Fondazione si è messa fuori con le proprie stesse mani.
Da quel giorno Prato è realmente uscita dalla partita.
Una decisione di questa portata meritava un momento di riflessione più approfondito ed un maggiore coinvolgimento della città e delle sue componenti più importanti.
A prescindere da questo “fatto”, sul quale poco è stato detto, rimuginare oggi sull’atteggiamento della Popolare di Vicenza, mi appare tempo sprecato.
Come possiamo pensare che un Istituto che ha Sede, Storia e gruppo di comando a Vicenza possa lasciar spazio di manovra reale alla nostra città.
A parte l’intermediazione creditizia, che ovviamente rimarrà,
tutti gli altri interessi, giorno dopo giorno, stanno lasciando Prato.
Basta chiederlo a qualche piccolo operatore che collaborava con Cariprato in qualità di fornitore, per farsi confermare come il rubinetto sia stia pian piano chiudendo.
Tanto per non cadere in confusione sottolineo che il riferimento è per operatori “fornitori” e non “clienti” della Banca.
Discorso a parte merita il cosiddetto decreto “popolari”.
Non credo che si potesse continuare con un modello di Banca,
che sotto la veste delle “popolari” opera come una normalissima Spa.
Non credo che si potesse continuare a rimandare una riforma che a parole, da oltre 15 anni, tutti dicevano di voler fare,
ma che nessuno ha fatto.
Sono partito dalla mostra per finire un po’ troppo lontano. E’ vero.
Come spesso si usa dire per capire chi siamo, dobbiamo andare indietro, a ricercare le nostre origini, la nostra storia, le scelte che abbiamo fatto e quelle che altri hanno fatto per noi.
Ricerca che dovrebbe aiutarci tutti a fare un po’ di luce e comprendere meglio la realtà nella quale viviamo.
Questo, soltanto questo e niente di più.
Grazie per l’ospitalità.
Corradino

Emanuele
Emanuele
9 anni fa

Complimenti! C’è ancora qualcuno in città che dice le cose come stanno.

Giulia
Giulia
9 anni fa

Che coraggio direttore! A Prato nessuno va contro i poteri forti…

Paolo
Paolo
9 anni fa

I rapporti tra Prato e Vicenza sono stati tenuti per sei anni da Roberto Cenni. Forse qualche domanda bisognerebbe farsela…

Jonathan Targetti
Jonathan Targetti
9 anni fa

Complimenti. Analisi lucida e libera !

Bindolorum
Bindolorum
9 anni fa

Sottoscrivo il primo commento oltre che l’articolo.
La mostra, bella e del tutto consigliabile ma solo per i NOSTRI quadri, è solo un’inezia. Eppure è l’unica cosa che bpv avrà messo sul piatto pratese. Bpv, tra l’altro, ha passato gli stress test della BCE per un soffio (diciamo cosi..) econ grande sorpresaa di molti operatori del settore. Prato non avrà mai più una banca.

Carlo
Carlo
9 anni fa

Condivido in pieno l’analisi del direttore. Sono un piccolo imprenditore e la realtà, nei rapporti con la Popolare di Vicenza, è proprio quella descritta nell’editoriale.
Se questo succede, però, è anche colpa di una classe dirigente pratese che, da sempre, è formata da persone che hanno troppi interessi a livello personale con le banche – e con Cariprato e poi Popolare di Vicenza in particolare – per essere liberi di dire e agire. Mi spiegate infatti perché l’incorporazione di Cariprato è stata realizzata nel silenzio delle segrete stanze della Fondazione Cassa di Risparmio? Perché nessuno o quasi – io ricordo solo il Vescovo Simoni e l’allora presidente della Provincia Gestri – ebbe da commentare? Perché in quell’occasione la Fondazione non ha preteso, come clausola dell’accordo, che la Galleria di Palazzo degli Alberti, dovesse rimanere integra a Prato?

Michele
Michele
9 anni fa

Mi associo anche io ai complimenti al direttore Rossi per questo bello e coraggioso editoriale. Il problema vero di questa città è che la classe dirigente (attenzione:mica solo i politici, ma anche imprenditori, sindacati, uomini di cultura) di questa città non riesce a fare unità intorno ai grandi obiettivi del bene comune. Prevalgono sempre gli interessi di bottega e le spinte disgregatrici. Eppure solo insieme si esce dalla crisi.

alfredo
alfredo
9 anni fa

Grazie, grazie per aver dato voce a coloro che come me non hanno la possibilità di farla sentire. Da cittadino e cliente Cariprato, nel corso degli anni, ho dovuto assistire alla vendita degli immobili e al continuo ridimensionamento delle varie agenzie sia dal punto di vista umano (risorse del personale) che di quello metrico della superficie degli uffici dove si è costretti a trattare i propri affari a stretto contatto con altri clienti. Tutto questo e molto altro ci è passato sotto gli occhi, ma nessuno di coloro che ne hanno facoltà, ha sollevato obiezioni sul repentino passaggio dal Gruppo MPS a quello della BPV, forse ai politici andava bene oppure erano Loro, in una sorta di gioco del monopoli, che ci hanno portato a questo. Conto sulla Sua indipendenza anche per il futuro perchè temo che non sarà stata ne la prima ne l’ultima angheria che saremo costretti a subire (aeroporto!). Saluti

Enrico
Enrico
9 anni fa

Comunque sia quella banca non è più nella nostra città. Zonin avrà avuto il suo interesse ma si è fatto un brutto nome…

Luca
Luca
9 anni fa

Vorrei cogliere l’occasione per ricordare a tutti i pratesi che è in atto il progetto di far rinascere una Banca PER Prato, il progetto si chiama Banca Popolare di Prato. Per chi non sapesse nulla, cercate su internet il sito. La raccolta delle sottoscrizioni scade a maggio.

giannetto malespini
giannetto malespini
9 anni fa

Dove sono i 200.000 visitatori della Mostra previsti
dal Biffoni assieme al ‘vinaio vicentino’ ? .In tutta questa faccenda che concerne lo ‘scippo’ culturale,quale azione intende intraprendere l’Assessore alla Cultura, assieme al sindaco ??? Complimenti al Direttore per la chiara,lucida presa di posizione assunta, che ha anche il merito di essere il solo giornalista che si occupa a fondo del problema.