Progetto Prato, il sinologo Boggio Ferraris: “La cultura del materasso sotto la scrivania per comprendere i capannoni-dormitorio”


Mattinata dedicata all’emersione delle imprese e del lavoro al Pin di Prato con l’appuntamento inserito nella cornice della tre giorni del Progetto Prato. A tirare le fila del confronto l’ospite d’onore della mattinata, il sinologo Francesco Boggio Ferraris, direttore della formazione alla Fondazione Italia-Cina, e Matteo Biffoni, nella veste di sindaco e di presidente della Provincia.

“Puntare tutto sul dialogo e sulla comprensione dei modelli culturali e sociali che stanno alla base dei comportamenti”. E’ questo l’invito che Boggio Ferraris ha rivolto a Prato e ai pratesi consigliando non di spogliarsi della propria cultura, ma di “capire che cosa indossano gli altri. Su codici e consuetudini le distanze possono essere siderali” – ha spiegato il sinologo, che ha portato alcuni esempi significativi, ma anche discutibili.

«In Cina l’autore non è mai importante, si parla solo dell’opera, da qui la difficoltà a comprendere diritto d’autore e griffe» – ha detto Boggio Ferraris, che ha citato altri casi. La “cultura del materasso” sotto la scrivania della multinazionale cinese Huawei per dormire in ufficio può aiutare a comprendere meglio l’abitudine dei dormitori nei capannoni – ha spiegato Boggio Ferraris, che ha citato anche l’obbligo sociale di iniziare ogni rapporto cominciando dai capi e non dagli operatori.
“Prato è una realtà importantissima nel difficile percorso del dialogo multiculturale, ma corre il rischio di rimanere intrappolata nelle immagini stereotipate stile Iene e Striscia la notizia, e che il lavoro vero, quello rappresentato dai progetti presentati stamani, non emerga”, ha concluso.

“Prato è la città più contemporanea d’Italia, è creativa e multiculturale. La nostra comunicazione a questo deve puntare, valorizzando patrimonio artistico e alta qualità della produzione tessile – ha aggiunto Matteo Biffoni – Costruire il presente e soprattutto il futuro di Prato è una sfida difficile ma entusiasmante. Non solo abbiamo la comunità cinese più grande d’Italia e anche 118 etnie con numeri importanti, ma una fetta del nostro tessuto produttivo parla straniero. E un progetto efficace di città passa anche dal dialogo con queste imprese. I controlli proseguono, troviamo ancora troppe aziende non in regola, ma qualcosa comincia ad andare nel giusto verso. Siamo la prima provincia italiana per esportazioni di tessuti, abbiamo 800 aziende ICT e un sistema scolastico integrato che funziona. Dobbiamo solo raccontarlo meglio”.

Nel corso dell’incontro sono stati presentati i progetti FACE Xinmianmao, Formazione, autovalutazione e consulenza per l’emersione, rivolto alle aziende a prevalenza titolarità cinese, ASCI, ovveroAgente per lo sviluppo di culture ed imprese, prima fase del progetto integrato, che ha formato una task force di 14 giovani di nazionalità italiana, cinese e rumena in grado di entrare nelle aziende, affiancarle e sostenerle nei processi di emersione, e Integrazione imprenditoriale che, con i tecnici ASCI, prosegue l’attività di check-up delle aziende.

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