24 Luglio 2016

Con le sorelle Cecconi nell’ex convento di Sant’Anna in Giolica. “Qui Mazzoni inventò il telaio meccanico e Giovanni de’ Medici assistette al Sacco” VIDEO


La luce radente di un tardo pomeriggio di metà luglio illumina singoli particolari degli affreschi della chiesa di Sant’Anna in Giolica: gli occhi vitrei dell’angelo e l’espressione dolcissima della Madonna che allatta il Bambinello, sulla controfacciata; le braccia allargate di Sant’Anna, nel grande dipinto sull’altare maggiore. Quelle stesse braccia che, come spiega Anna Cecconi, una delle due proprietarie, insieme alla sorella Maria, della chiesa e dell’annesso ex convento, si sono allargate a proteggere il complesso architettonico quando le bombe sono cadute a decine su Prato durante la Seconda Guerra Mondiale. Una piccola meraviglia, la chiesa di Sant’Anna in Giolica, che aprirà le porte ai pratesi il 26 luglio, giorno in cui si festeggerà la Santa dedicataria con una messa celebrata alle 18 dal canonico Luciano Pelagatti, parroco di Santa Maria della Pietà, e preceduta dalla recita del rosario.

 

 

«Il giorno di Sant’Anna è sempre stato celebrato con una messa – dice Maria Cecconi – e poi con un piccolo rinfresco offerto dalla nostra famiglia ai concittadini intervenuti: a noi piace continuare questa tradizione».
Sarà per il frinire quasi assordante delle cicale, che penetra all’interno della chiesa e fa perdere la dimensione del tempo, sarà per la suggestione provocata dal fatto che non è cosa da tutti i giorni visitare un luogo a due passi dal centro cittadino e ugualmente poco battuto, ma entrare in Sant’Anna in Giolica accompagnati dai racconti delle sorelle Cecconi vuol dire fare un salto all’indietro nel tempo. Vuol dire tornare al 1269, quando il frate eremitano Brunetto de’ Rossi scese da Calenzano per fondare una piccola chiesa romanica poi ingrandita nei primi anni del Cinquecento, epoca a cui risale anche la cupola. I frati abitarono il convento, adesso residenza delle sorelle Cecconi, fino al 1782: seguirono i padri serviti di Firenze e poi le suore di San Niccolò dal 1808 al 1818, anno in cui Giovan Battista Mazzoni, l’inventore del telaio meccanico e il trisnonno di Anna e Maria, con regolare atto di compravendita prese possesso dell’intero fabbricato, chiesa compresa.

 

 

Lasciando Sant’Anna in Giolica, le suore hanno portato via il prezioso lavabo di sagrestia in stile robbiano del 1520, oggi osservabile proprio nel monastero di San Niccolò. Passaggi di proprietà a parte, è la Storia stessa ad aver determinato le varie vite vissute dalla chiesa e dall’ormai ex convento: basti pensare che durante la peste del 1631, la stessa dei Promessi Sposi di Manzoni, diventarono entrambe un lazzaretto e che, un secolo prima, durante il sacco di Prato del 1512, i pavimenti di Sant’Anna furono calpestati nientemeno che da un futuro Papa. «Giovanni de’Medici, che sarebbe diventato papa Leone X, allora era ancora cardinale – racconta Anna Cecconi – e si rifugiò in Sant’Anna in Giolica dopo aver permesso alle soldataglie spagnole di entrare in città: un pratese, arrabbiato, lo prese ad archibugiate, vedendolo affacciarsi al loggiato, e alcune fonti letterarie raccontano di come il papa anche in seguito ricordasse l’esperienza pratese con qualche brivido».

 

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