27 Novembre 2016

Don Pier Jabloyan racconta la sua Aleppo e l’oratorio con ottocento bambini: “Il nostro compito è credere in un futuro migliore” VIDEO


Lo chiama “piccolo spazio di pace per sollevare l’animo dei nostri ragazzi”. Don Pier Jabloyan, giovane sacerdote, presenta così l’oratorio salesiano di Aleppo, la città più martoriata dalla terribile guerra civile che sta insanguinando la Siria da oltre cinque anni.
Anche se si trova a meno di un chilometro dalla linea di fuoco, il cortile dell’oratorio non ha mai chiuso le sue porte e la scorsa estate ha accolto ogni giorno ottocento tra bambini e ragazzi.

 

“Qui manca tutto – racconta don Pier ai microfoni di Tv Prato – da sei settimane non abbiamo più corrente elettrica, non c’è acqua corrente nelle case e non abbiamo il gasolio per le auto e i generatori. Ma quello che più ci manca è la sicurezza, è difficile resistere in una città dove ogni giorno cadono bombe e colpi di mortaio”.
Il sacerdote, insieme alla sua comunità religiosa, quella dei salesiani, ha scelto di rimanere, di non fuggire, “perché il nostro compito – ha affermato don Pier – è quello di testimoniare la speranza in un futuro migliore, se ce ne andassimo, se smettessimo di fare il nostro lavoro significherebbe ammettere di aver perso la speranza”.

 

 

A settembre, in occasione dell’udienza riservata ai giovani consacrati, don Pier ha avvicinato papa Francesco a Roma. Al Santo Padre ha donato un proiettile, uno dei migliaia caduti nel cortile dove giocano i bambini di Aleppo. “Francesco ha sempre nel cuore la Siria e la nostra situazione”, dice il salesiano.
Don Pier è arrivato a Prato ospite dell’oratorio cittadino di Sant’Anna. Sabato sera, 26 novembre, ha incontrato i ragazzi del centro giovanile di viale Piave. A loro ha chiesto un aiuto molto semplice: “pregate per noi, affinché resistiamo in questa guerra, fino al giorno in cui i capi, i responsabili di questa situazione non si metteranno a parlare e a dialogare, per porre fine alla distruzione del nostro paese”.

 

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