“La fine dell’Anno Santo non deve chiudere la porta alla speranza, perché la carità non avrà mai fine”. È l’invito rivolto alla Diocesi e alla città di Prato dal vescovo Franco Agostinelli nel giorno della cerimonia di chiusura del Giubileo della Misericordia indetto da papa Francesco. In una cattedrale gremita di persone, ieri pomeriggio il Presule ha presieduto una messa solenne concelebrata da sessanta sacerdoti diocesani.
Non c’è stato il rito della chiusura della Porta Santa, che simbolicamente è rimasta aperta a significare il bisogno di “mettere a frutto la misericordia ricevuta ed esercitata”, ha detto il Vescovo nell’omelia. “Vorremmo che la nostra Chiesa – ha detto Agostinelli – fosse davvero la locanda dell’uomo ferito dove ogni persona, ferita dalla vita, fallita, sola, potesse trovare sempre accoglienza e non giudizio, ascolto e non imposizione, rispetto e non condizionamento, non parole ma la Parola tradotta nella concretezza della vita, per essere così rigenerato e restituito ad una vita degna”.
La cerimonia conclusiva del Giubileo, iniziato in tutte le diocesi del mondo il 13 dicembre dello scorso anno, è stata semplice e corale. La Chiesa pratese ha voluto affidare a Maria la Grazia di questo Anno Santo e in duomo, sono risuonate le note del Magnificat.
Ma come detto, nel corso della celebrazione, monsignor Agostinelli ha voluto ribadire più volte che il Giubileo della Misericordia “non chiude i battenti”, perché, ha osservato, “i poveri, coloro che non hanno trovato o hanno perduto il senso della vita, vi aspettano sempre”. Da qui, l’impegno affinché “la Chiesa di Prato continui a essere per tutti un cantiere aperto, e lo sarà – ha concluso il Vescovo – se tutti ci sentiremo responsabilmente coinvolti, senza fermarsi a recriminazioni o accuse, senza demandare ad altri ciò che è chiesto a ciascuno di noi in prima persona”.
