30 Gennaio 2017

“Comune truffato sui derivati”: chiesta maxi-sanzione da 5 milioni per la banca che ha venduto gli swap


Cinque milioni di euro di sanzione alla Banca Dexia Crediop e un anno e otto mesi di reclusione per truffa aggravata al suo funzionario Riccardo Sommavilla. Sono le pene richieste dal sostituto procuratore Antonio Sangermano (nella foto) per la vicenda dei contratti derivati, i cosiddetti swap, sottoscritti dal Comune di Prato nel 2002 e poi rinegoziati sei volte, fino al 2006, con l’avvallo delle giunte Mattei e Romagnoli. I derivati, che avrebbero dovuto portare benefici riducendo i rischi dei tassi di interesse connessi ai finanziamenti, si sono nel tempo rivelati dei veri e propri boomerang per le casse del Comune, con un aggravio di quasi 1,8 milioni all’anno in più e un contratto ventennale fino al 2026, sospeso dalla giunta Cenni come forma di autotutela nel 2011.
L’interruzione dei contratti è stata impugnata dalla Banca (che chiedeva di onorare i pagamenti fermi a dicembre 2010) presso la Corte di Londra che in primo grado, sul piano civilistico, ha dato ragione al Comune.
A Prato è invece in via di conclusione il processo penale per i profili di truffa. Nella sua requisitoria, il sostituto procuratore Antonio Sangermano ha sottolineato la mancanza di trasparenza da parte della Banca, il conflitto di interessi della medesima che ha assunto contemporaneamente il ruolo di advisor, consulente e venditore del prodotto finanziario, e l’assoluta impreparazione sui rischi finanziari connessi all’operazione da parte del personale tecnico del Comune, in particolare dell’allora ragioniere capo Graziella De Castelli che ha gestito la vicenda ed è stata sentita nel processo come testimone.

“Era doveroso informare il Comune sulla complessità dello strumento finanziario: si sono limitati a scrivere le delibere e a fargli firmare i documenti” ha detto il pubblico ministero, che ha rimarcato come Dexia abbia anche fatto ricorso a “contratti specchio”, dei derivati uguali a quelli prospettati al Comune, stipulati con altri operatori finanziari qualificati, ma a condizioni che consentivano a questi ultimi margini di profitto inferiori. Un modo, secondo l’accusa, per “assicurare” i guadagni ottenuti a scapito del Comune.
Il pm Sangermano ha chiesto la condanna della Banca ritenendola corresponsabile della truffa per non aver predisposto per tempo un modello organizzativo idoneo a prevenire casi come quelli che hanno danneggiato il Comune di Prato. “Queste falle erano funzionali e tali da mettere il Sommavilla nelle condizioni di condurre la trattativa con il Comune nel modo più agile e utilitaristicamente efficace possibile”. A sua volta, secondo la pubblica accusa, appare evidente come il Sommavilla “abbia approfittato, strumentalizzato e massimizzato a favore della banca la totale impreparazione tecnica della De Castelli”.

Quanto alle eventuali responsabilità penali della classe politica che ha avallato la sottoscrizione e rinegoziazione dei derivati, il sostituto procuratore si è espresso in modo chiaro: “Non alzo ombre perchè non ne risultano. Gli eletti dal popolo hanno fatto ricorso a uno strumento finanziario lecito sulla base di un ragionamento di scenario, lasciando ai tecnici le opzioni di dettaglio” ha affermato Sangermano, che ha poi dato atto all’ex sindaco Roberto Cenni di aver messo fine ai contratti swap e definito”meritoria” la decisione dell’allora primo cittadino di sporgere la querela, da cui sono scaturite le indagini.

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