Dal settembre 2014 ad oggi, il Piano lavoro sicuro ha controllato il 97% delle 7.700 aziende censite nei settori pronto moda, confezioni, pelletteria e commercio, in gran parte gestite da cinesi e attive nell’empolese e nelle province di Prato, Pistoia e Firenze. Su Prato, in valori assoluti, si era previsto di visitare 4.000 aziende, ma ne sono state verificate 4.035, superando la cifra stabilita ormai tre anni fa a causa del fenomeno della proliferazione delle attività in questo settore.
Ascolta l’intervista a Renzo Berti, coordinatore del Piano lavoro sicuro
A causa di questa “regolarità fragile” di cui parla Berti, il 19 dicembre la Giunta regionale ha deciso di prolungare per altri due anni il Piano: si tratta della cosiddetta ‘fase 2’, che si concluderà nel 2019 e che sarà seguita da una fase pienamente ordinaria: i controlli alle aziende, a quel punto non solo del distretto cinese, diventeranno strutturali. Per la ‘fase 1’, in conclusione ufficiale a marzo, la Regione aveva fatto un investimento di circa 13 milioni di euro, che erano prelevati dal Fondo Sanzioni (denari incassati dalle multe che per una legge nazionale vengono reinvestiti in attività di prevenzione). Per la ‘fase 2’ si conta di investire una cifra analoga grazie al medesimo Fondo, peraltro ricaricato dagli 8 milioni di euro che dal settembre 2014 al primo semestre 2016 sono stati incassati in totale grazie alle sanzioni comminate contestualmente al Piano lavoro sicuro. La speranza è che in questa seconda fase del Piano, al controllo del rispetto delle norme igienico-sanitarie e della funzionalità dei vari impianti si affianchi anche la verifica della regolarità dei rapporti di lavoro.
Ascolta l’intervista a Renzo Berti
A Firenze gli ispettori del lavoro affiancano sistematicamente i tecnici della prevenzione. A Prato, hanno partecipato solo a 316 su più di 4000 ispezioni. In più del 50% dei casi, invece, è stata presente la Polizia Municipale.
Lucrezia Sandri
