20 Febbraio 2017

Creaf, il sindaco Biffoni illustra i numeri che hanno portato al crac. E la Commissione comunale apre un'”inchiesta” interna per accertare le responsabilità politiche


Buona l’idea iniziale che stava alla base del progetto, male la gestione politica successiva. Questa, in sostanza, la posizione del sindaco e presidente della Provincia Matteo Biffoni, che questo pomeriggio ha accolto l’invito della Commissione consiliare Controllo e Garanzia, presentandosi davanti al presidente Giorgio Silli e ai vari componenti per illustrare – numeri alla mano – la situazione finanziaria del Creaf, il futuristico centro di ricerca che sarebbe dovuto sorgere in via Galcianese. Una realtà dalle grandi aspirazioni teoriche che si scontra però con numeri pesanti: 22 milioni di euro di soldi pubblici spesi e mai riusciti a dar gambe al centro. Secondo quanto riferito dal sindaco – che del Creaf detiene in totale quasi il 93% delle quote, tra Comune e Provincia – la società vanta un attivo complessivo che sfiora i 10 milioni di euro, dei quali quasi 9 rappresentati dall’immobile: la parte restante prevede crediti di vario genere ed, infine, una disponibilità di liquidità per 170mila euro. Drammatico però il capitolo “passivo”: 11 milioni da restituire alla Regione Toscana in quanto finanziamenti ricevuti dall’Europa, a cui si somma una cascata di altre voci tra finanziamenti ottenuti dalla Provincia, debiti per il lotto non ancora aperto (oltre 3 milioni), debiti tributari (470mila euro), debiti verso i fornitori (500mila euro), debiti nei confronti del consorzio TexTech e mancate somme corrisposte a dipendenti e collaboratori (circa 24mila euro). Lo sbilanciamento in negativo, insomma, ammonta a oltre 11 milioni di euro e non lascia intravedere grandi margini per la società, sospesa adesso tra il concordato liquidatario o il fallimento.

“Era un’idea che aveva una sua forza – ha spiegato Biffoni -. L’intuizione era giusta, sarebbe potuta servire alle nostre aziende ed è per questo che trovava una sponda importante anche nel gruppo dirigente diffuso. Noi ci siamo presi un anno per vedere di farlo partire ma quando abbiamo visto che non c’erano le garanzie per l’apertura e un piano plausibile, di fronte alla richiesta di nuovi finanziamenti, abbiamo preferito fermarci. Per i soldi pubblici ci vuole massima trasparenza e rispetto”. Il sindaco ha poi fatto accenno all’azione di responsabilità promossa, la scorsa settimana, dai soci del Creaf nei confronti degli amministratori della partecipata. “Alcuni passaggi, come soci, li abbiamo talvolta subiti o comunque appresi solo successivamente – ha ripetuto Biffoni -. L’amministratore era nella facoltà di farlo, la legge lo consente, ma crediamo che questo non funzioni, soprattutto quando si parla di una società pubblica”.

L’audizione del sindaco in Commissione Controllo e Garanzia sarà la prima di una lunga serie, o almeno è questo che spera il presidente Silli, che ha annunciato l’intenzione di dar vita ad una sorta di “inchiesta” interna per capire i motivi politici che hanno determinato il crac del Creaf: saranno convocati ex presidenti e amministratori dello scatolone vuoto di via Galcianese per ricostruire i contorni meramente politici della vicenda. “Delle responsabilità penali, se ci saranno, si occuperà la Procura. Noi dobbiamo occuparci di quelle politiche e queste non possono andare in prescrizione, devono emergere – ha sottolineato Silli -. Ascolteremo tutti coloro che dal 2005, se vorranno, sono stati coinvolti nella questione Creaf, anche associazioni di categoria, che dovranno spiegarci perché tanta foga nell’andare avanti in un progetto che sin dai primi anni si era mostrato un autentico buco nero in cui continuavano a confluire molti soldi pubblici”.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments