13 Febbraio 2017

Investirono il testimone che aveva denunciato un incidente sul lavoro: nei guai due “caporali”


Due persone sono state sottoposte a fermo per tentato omicidio e lesioni gravissime nei confronti di un testimone che aveva denunciato alla Procura di essere stato vittima di un grave infortunio sul lavoro nei campi dell’azienda agricola Il Forteto.
L’uomo, dopo la denuncia, è stato minacciato di morte dai due – entrambi pakistani, accusati anche di caporalato – i quali dalle parole sono poi passati ai fatti, investendo il testimone con un Mercedes Vito lo scorso 30 gennaio in via Visiana. Dopo averlo investito, lo hanno preso di peso e spostato al lato della strada minacciandolo nuovamente. In manette sono finiti Iqbal Butt Javed, 57 anni, e Ahmed Gulzar 44 anni, nei confronti dei quali il sostituto procuratore Antonio Sangermano ha chiesto la misura cautelare della custodia in carcere.

La vittima dell’investimento, Abdelali Azil, marocchino di 50 anni, ha riportato fratture alle gambe, trauma cranico, ferite all’anca e al bacino, con prognosi di 47 giorni. L’uomo trovò la forza di denunciare le condizioni di sfruttamento subite, il 23 maggio scorso, pochi giorni dopo l’operazione contro il caporalato nelle vigne gestite dai Coli, nel Chianti fiorentino. Anche in quella circostanza, a reclutare immigrati in stato di bisogno per sfruttarli come braccianti agricoli, erano cittadini pakistani. Un fenomeno, quello del caporalato, che pare dunque essere ben più esteso di quanto lasciasse immaginare la prima inchiesta a carico dei Coli.
Al momento non ci sono tuttavia contestazioni che riguardino le condotte dell’azienda agricola Il Forteto per questa vicenda.

Lo scorso 23 maggio Azil ha denunciato alla polizia stradale e alla Digos, che conducono le indagini, di essere stato vittima di un grave infortunio sul lavoro, avvenuto in data 3 aprile 2016, presso l’azienda agricola Il Forteto. Il bracciante agricolo riportò la frattura di una vertebra lombare (prognosi di 40 giorni) e fu trasportato e abbandonato da Iqbal all’ospedale di Prato, con l’intenzione di far passare la cosa come un infortunio domestico. Poi, come detto, una volta saputo dell’inchiesta, Azil ha deciso di diventare un testimone e per questo è stato perseguitato dai due caporali. Prima le minacce di morte e di ritorsioni alla famiglia: “Siamo pronti a stuprare tua moglie e le tue figlie se non ritratti le accuse”, poi la decisione di investirlo mentre attraversava la strada, due settimane fa. “Ora puoi fare quello che ti pare…Non preoccuparti ora viene l’ambulanza e anche la polizia, tanto è tutto regolare” gli avrebbero detto dopo averlo investito.

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