22 Maggio 2017

BpVi, l’Agenzia delle Entrate farà pagare le tasse sui 9 euro di indennizzo VIDEO


Dopo il danno, il magro risarcimento. Dopo il magro risarcimento, la beffa: i 66 mila soci di Banca Popolare di Vicenza che hanno accettato l’offerta di transazione, nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno dovranno pagare le tasse sui 9 euro di indennizzo ricevuti per ciascuna azione. Alla presentazione dell’offerta (inferiore al 15% del valore delle quote ante-svalutazione), la Banca aveva assicurato che le somme risarcitorie sarebbero state esentasse. Di diverso avviso l’Agenzia delle Entrate del Veneto che nei giorni scorsi ha risposto alla richiesta di chiarimento di un risparmiatore. Secondo l’interpretazione del Fisco, l’indennizzo, essendo legato alla rinuncia da parte dei soci ad avviare azioni legali nei confronti della Banca, è imponibile ai fini Irpef come reddito diverso, derivante da assunzione di obblighi di fare, non fare o permettere come disposto dall’articolo 67, comma 1, del Testo Unico delle Imposte sui Redditi.

La posizione di BpVi

Banca Popolare di Vicenza, in una nota, fa sapere che prima di sottoporre ai soci l’offerta di transazione, “con il supporto di un primario studio di consulenza”, era stata fatta “un’approfondita analisi in merito al trattamento fiscale applicabile all’indennizzo di 9 euro per azione”. BpVi era arrivata alla conclusione che l’indennizzo avesse natura risarcitoria e non determinasse “alcun reddito autonomamente e istantaneamente imponibile in capo agli azionisti medesimi”. “In coerenza – riporta la nota – la Banca non ha operato alcun tipo di ritenuta al momento dell’erogazione dell’indennizzo”. A gennaio scorso, nell’illustrare la proposta di transazione, queste furono le parole di Fabrizio Viola.

Secondo la Banca l’imponibilità fiscale “presuppone che tale importo venga riconosciuto esclusivamente a fronte dell’impegno di non intraprendere o proseguire azioni legali contro la Banca”. “Tale presupposto – prosegue BpVi – non corrisponde tuttavia alla sostanza giuridica e alla forma degli accordi transattivi stipulati con la banca nell’ambito dell’Offerta di Transazione. Appare infatti chiaro anche dalla loro lettura che l’impegno assunto dagli aderenti all’Offerta di non intraprendere o proseguire azioni legali contro la Banca non è l’elemento qualificante dell’accordo medesimo, ma è conseguente e collaterale al riconoscimento all’azionista di un risarcimento, sia pure forfettario, del danno subito, vale a dire della perdita di valore delle azioni, con l’obiettivo di salvaguardare l’immagine della Banca e il rapporto di fiducia con la propria clientela”.

Aduc: un pasticcio “annunciato”

Sulla vicenda interviene anche l’associazione dei consumatori Aduc, secondo il quale il parere rilasciato dalla Direzione Regionale veneta dell’Agenzia delle Entrate è “ineccepibile”, assimilabile agli indennizzi per altre controversie bancarie legate ai bond argentini e Parmalat.

“Il pasticcio – scrive Aduc – deriva da un’errata interpretazione della risoluzione del gennaio scorso emanata dall’Agenzia delle Entrate in merito alla tassazione dei risarcimenti erogati a favore dei detentori di obbligazioni subordinate di Banca Etruria in cui “si ritiene che le somme percepite a titolo di indennizzo ai sensi degli articoli 8 e 9 del decreto-legge n. 59 del 2016 non assumono rilevanza reddituale in quanto erogate al fine esclusivo di reintegrare la perdita economica sofferta (c.d. danno emergente), ai sensi dell’articolo 6, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917″.

Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, ha dichiarato che al Governo sono rimasti sorpresi dalla possibile tassazione dei rimborsi e che, se necessaria, sarà fatta una legge apposita.

“Una legge ingiusta, perché favorirebbe gli azionisti Popolare Vicenza e Veneto Banca a discapito di tutti coloro i quali stipulano accordi transattivi con le banche” – scrive Aduc. “Ci rendiamo conto che occorre trovare un rimedio, poiché tutti coloro che hanno accettato le transazioni potrebbero chiederne l’annullamento o comunque il rimborso dell’imposta in quanto indotti in errore riguardo l’importo netto percepito, facendo a quel punto fallire definitivamente le due banche (…e poi, anticipate o naturali, ci saranno le elezioni politiche…), ma un intervento come quello ipotizzato aprirebbe la strada a decine di migliaia di ricorsi da parte di chi in casi analoghi ha regolarmente pagato l’imposta. Tutto ciò, ed eccoci alla vera natura del problema, sorge dall’intera assurda fiscalità che colpisce prodotti e strumenti finanziari e che da sempre facciamo notare. E’ qui che il Governo dovrebbe intervenire, con soluzioni di ampio respiro che consentano a tutti di semplificarsi la vita, oltre che il portafoglio”.

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