25 Maggio 2017

“Calo nelle spese di gestione e aumento dei servizi”: il Comune presenta il bilancio 2016. E sul disavanzo tecnico c’è un piano di rientro


“Un bilancio solido, costruito su entrate certe, puntando sul recupero dell’evasione e sul calo delle spese di gestione, diminuite di oltre un terzo in tre anni”. Così l’assessore al bilancio Monia Faltoni ha definito il bilancio consuntivo 2016 del Comune di Prato, che il 30 maggio approderà sui banchi del Consiglio comunale.
Nel triennio 2014-2016 la spesa corrente del Comune è calata quasi del 6%, passando da 185,5 a 174,8 milioni. Rispetto a 2015 la spesa corrente è aumentata di 5,5 milioni di euro, ma ha una diversa composizione: calano le spese di gestione e per il rimborso dei mutui contratti dal Comune, mentre aumentano quelle legate a servizi, scuola, sicurezza, sociale, sport e mobilità: «E’ aumentata la spesa per dare servizi ai cittadini, che è poi la “mission” di un Comune, fornire servizi di qualità ai propri cittadini – dice l’assessore Faltoni.
Tra le varie voci di spesa che compongono il capitolo, segnano infatti un – 36,6% quelle istituzionali e di gestione, come il -55% di debito pubblico dovuto alla contrazione di mutui e l’azzeramento del ricorso all’anticipazione di cassa: «Non vi è stata alcuna anticipazione di tesoreria né nel 2016 e neanche in questa prima parte del 2017 – sottolinea l’assessore Faltoni – Anzi, alla data odierna la disponibilità di cassa è  18,6 milioni di euro. Contando che al nostro arrivo nel 2014 il Comune raggiunse il picco massimo di anticipazione di tesoreria con un deficit di cassa di quasi 28 milioni e che al 31 dicembre 2016 avevamo un fondo cassa di 27,8 milioni significa che il Comune di Prato in tre anni e mezzo è riuscito a riassorbire oltre 54 milioni di euro». Il risparmio sugli interessi passivi è calcolato in 254.000 euro.

«Questo è il rendiconto di metà mandato, quindi politicamente importante perché si cominciano a vedere i frutti delle nostre scelte sul bilancio e il lavoro fatto fin dal nostro insediamento per ridurre le spese, ad esempio con l’efficientamento energetico di tutti gli edifici comunali».

La lotta all’evasione
Le entrate tributarie 2016 sono 142,6 milioni di euro, in aumento per 1,6 milioni rispetto al 2015, reperite senza aumentare la pressione fiscale e ricorrendo al recupero dell’imponibile soggetto a tassazione: sull’Imu il recupero del gettito è passato da 4,3 milioni a 6,4 milioni di euro, mentre sulla Tari vi è 1,3 milioni in più, passando da 45 milioni di fatturazione nel 2015 a 46,3 milioni.
L’evasione è tuttavia alcora alta: la percentuale di incasso della Tari entro l’anno di fatturazione è solo al 70%. “Con i solleciti bonari, nel giro di un anno, si raggiunge il 78% di pagamento, e nell’arco di 5 anni con le procedure di riscossione coattiva di Sori arriviamo attorno all’85%. Dobbiamo incrementare questo dato e accorciare i tempi di recupero dei crediti”. Con questo obiettivo, il Comune ha deciso di eliminare gli avvisi bonari: chi non ha pagato la Tari 2016, a breve riceverà direttamente l’ingiunzione da parte di Sori. I sindaci revisori hanno affermato di condividere l’attenzione dell’ente sulle effettive riscossioni di multe e tributi, constatando “una tendenza al miglioramento” nel recupero dell’evasione, anche se giudicano questo aspetto ancora insufficiente.
Il disavanzo tecnico
Sui conti del Comune pesano però i 30 milioni di disavanzo, contestati dalla Corte dei Conti, che ha chiesto un piano di rientro dell’ammanco e manovre correttive: si tratta di accantonamenti insufficienti rispetto ai crediti non riscossi negli anni scorsi. Una zavorra che deriva, in buona parte, dal bilancio 2012, approvato dalla giunta Cenni. “E’ un disavanzo tecnico che abbiamo “ereditato” dalle gestioni precedenti – spiega l’assessore Faltoni – non è certo spuntato fuori all’improvviso, ma era già stato accertato da questa Amministrazione in fase di approvazione del Bilancio consuntivo 2014 con la delibera n° 25 del 14 maggio 2015, che anzi accertava una cifra di 36 milioni, maggiore quindi di quella contestata dalla Corte dei Conti. Contestualmente approvammo un piano di rientro in 28 anni, così come la legge in quel momento concedeva a tutti i Comuni».

Il piano di rientro approvato nel 2015 dal Comune di Prato ha scadenza nel 2042 e prevede un rientro annuo pari a 1 milione e 293 mila euro. Tra il 2015 e il 2016 il Comune è rientrato dal disavanzo per le quote stabilite nel piano, in totale 4.721.000 euro, più dei 2.587.379 euro previsti. Il nodo della questione è la diversa interpretazione data dalla Corte dei Conti rispetto al Comune del Decreto Ministeriale del MEF del 2 aprile 2015, che per deficit ordinari indicava un piano di finanziamento nell’arco massimo di tre anni. Il Comune, come molte altre municipalità in Italia,  ha invece interpretato il disavanzo come straordinario, disponendo appunto un riassorbimento spalmato su 28 anni.
In realtà, il Comune ritiene che in base alle più recenti normative in materia, dettate dalla manovra fiscale degli Enti locali del Decreto Legge 50 del 2017, il disavanzo straordinario da finanziare fino al 2042 ammonti a 22 milioni, mentre la parte restante, 8 milioni, è da coprire entro tre anni.

Tra gli indicatori di solidità del bilancio, il Comune sottolinea l’aumento della disponibilità di cassa, che si attesta a 18,6 milioni, e i tempi di pagamento dei fornitori passati dai 117 giorni del 2014 a 34 giorni attuali.
Triplicate le spese in conto capitale per servizi ed interventi, passando da 7 milioni del 2014 a quasi 22 milioni nel 2016, mentre gli investimenti in opere pubbliche, tra scuola, sport, cultura, mobilità, sicurezza e altro, superano i 30 milioni.

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