28 Giugno 2017

Creaf, l’assessore Ciuoffo ribadisce: “Pronti ad acquistare l’immobile”. Ma il Movimento 5 Stelle non ci sta


La Regione Toscana propone di entrare in possesso dell’immobile del Creaf, trasformare parte del credito in proprietà immobiliare e rilanciare la realizzazione del centro ricerche al servizio di tutto il distretto tessile. Questo, in sintesi, quanto spiegato dall’assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo, rispondendo ieri in Consiglio regionale ad una interrogazione do Gabriele Bianchi (M5s). Nell’interrogazione, si chiedeva alla Giunta regionale “se non ritenga che siano già stati sperperati troppi soldi pubblici per uno dei più sciagurati fallimenti di una società partecipata in Toscana” e se non ritenga “umanamente doveroso calare definitivamente il sipario” sulla vicenda. Ciuoffo ha ricordato che la Regione “vanta 10,4 milioni di crediti” dal mancato completamento del Centro; che la Regione “non è socia di Creaf, né ha avuto ruolo alcuno di governo della società”. Ripercorrendo la vicenda, il cui inizio risale al 2003, ha rilevato che “in conseguenza della dichiarazione di fallimento, l’ipotesi di entrare in possesso dell’immobile è il solo modo per tutelare il credito della Regione”. In questa fase, ha sostenuto Ciuoffo, la responsbailità della Giunta regionale “è quella di tutelare le risorse pubbliche”. La Regione “propone di trasformare parte del credito in proprietà immobiliare”, con la finalità di “perseguire la strada del centro ricerche, sicuramente rivisto, aggiornato e modificato, al servizio di tutto il distretto tessile”. Quello che manca “è un luogo collettivo di produzione e divulgazione di conoscenze e competenze”. Il vero scandalo, ha osservato ancora l’assessore, “sarebbe buttare oggi i soldi pubblici già spesi”. Secondo Bianchi, “in tutti questi anni, in cui si sono sperperati 22milioni di euro e non è nato niente, sono mancati i controlli. Dove sono i responsabili che hanno creato questa situazione? I soldi pubblici vengono buttati, non è sopportabile che nessuno paghi”. Il mancato raggiungimento degli obiettivi “si doveva intercettare prima”. Ora, “se non c’è un progetto valido, non possiamo ripartire”.

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