18 Luglio 2017

Centro Pecci, duro attacco di Cavallucci all’assessore Mangani: “Scelte imposte senza ascoltare i consiglieri”


Il suo mandato, scaduto ad aprile, è stato prolungato al 31 dicembre prossimo, dopodiché dopo tre anni alla guida del Centro per l’arte contemporanea “Luigi Pecci”, dovrà far spazio al suo successore che verrà scelto tramite una call internazionale. Il direttore Fabio Cavallucci ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe ancor prima di terminare la sua esperienza alla guida del museo di viale della Repubblica. E lo fa indirizzando una lettera al vetriolo all’assessore alla cultura, Simone Mangani, accusandolo di spingere “con i toni e con la sua presenza costante in Consiglio di amministrazione, la Fondazione per le Arti Contemporanee che gestisce il Centro Pecci, ad avallare decisioni già prese in altri luoghi, senza dare ascolto ai dubbi dei singoli consiglieri, che sarebbero i reali detentori della facoltà di decidere”. Un’accusa pesante quella mossa da Cavallucci, che non usa mezzi termini: “Ho visto usare gli argomenti del potere, più che quelli della ragione” afferma il direttore del museo, secondo cui la politica non rispetterebbe quella “distanza di sicurezza” dalla cultura che vige ad esempio in ambito anglosassone. Un’interferenza alla libertà decisionale del Pecci che, sempre secondo il direttore del Pecci, non può essere giustificata dai finanziamenti del Comune in favore della fondazione. Cavallucci conclude invitando Mangani ad accettare “un dibattito pubblico sulla gestione del Centro Pecci, per far sì che ciò che emergerà sia frutto di una visione larga e condivisa, non di ipotesi maturate in circoli ristretti”.

Di seguito il testo della lettera aperta indirizzata da Fabio Cavallucci all’assessore Mangani:

“Caro Simone,
negli ultimi mesi ho assistito a tentativi di condizionamento istituzionale. Ho visto un assessore che con i toni e con la sua presenza costante in Consiglio spinge la Fondazione per le Arti Contemporanee che gestisce il Centro Pecci ad avallare decisioni già prese in altri luoghi, senza dare ascolto ai dubbi dei singoli consiglieri, che sarebbero i reali detentori della facoltà di decidere. Ho visto usare gli argomenti del potere, più che quelli della ragione. E’ sufficiente che sia il Comune a finanziare una fondazione per far sí che questa non abbia facoltà di libera decisione?
È un peccato che proprio a Prato, che è stata la città dove è nato il Forum dell’arte contemporanea italiana, promosso dal Centro Pecci con grande successo nel 2015, non si applichi la benché minima ombra di quei principi che il Forum ha ribadito, di quell’arm’s length, la distanza di sicurezza della politica dalla cultura che vige in ambito anglosassone.
Il Centro Pecci è nato ben prima di te e di me, e si spera abbia vita più lunga di entrambi. E’ un organismo fragile, perché al di là della parvenza mastodontica, è ancora giovane e con scarse risorse. La tua Amministrazione l’ha ereditato, per portarlo avanti per un periodo di tempo, ma è qualcosa da curare e far crescere, non un possesso su cui mettere una bandierina.
Non credo che sia possibile costruire qualcosa di grande, di veramente utile alla società e alla città, se non si comincia con i principi della tolleranza e dell’ascolto, se non si svolge con pazienza un dibattito sui reali contenuti.
So che questa lettera ti farà irritare. Ma passato un primo momento, cerca di vedere le cose un poco anche con gli occhi degli altri. Analizza profondamente l’opinione di chi la pensa diversamente, accetta un dibattito pubblico sulla gestione del Centro Pecci, per far sì che ciò che emergerà sia frutto di una visione larga e condivisa, non di ipotesi maturate in circoli ristretti.
Con i migliori saluti e auguri”.

Fabio Cavallucci
Direttore Centro Pecci

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