Soci BpVi, strada in salita per il recupero dei soldi investiti. Le azioni piazzate anche ad una 86enne non vedente. Il figlio: “Stravolto il profilo Mifid” VIDEO


Strada in salita per gli azionisti di Banca Popolare di Vicenza che cercano di recuperare l’investimento perduto con l’azzeramento delle quote: dopo la liquidazione coatta amministrativa imposta per decreto dal Governo e l’intervento di Banca Intesa che non si è fatta carico delle passività, l’iter legale è sempre più complicato. Oggi pomeriggio Federconsumatori ha radunato i risparmiatori per fare il punto della situazione con i propri legali. Le cause civili e le stesse mediazioni avviate sono state congelate e assorbite dalla procedura fallimentare. Chi vorrà far valere le proprie ragioni – è stato spiegato – dovrà chiedere di essere ammesso allo stato passivo entro il 24 agosto, ma complice il periodo estivo, una decisione dovrà esser presa entro la prossima settimana. Il costo applicato dall’associazione è compreso tra gli 80 e i 100 euro. Ma quasi certamente il commissario liquidatore Viola respingerà le richieste degli azionisti, i quali entro 15 giorni dal rigetto potranno presentare opposizione avviando una nuova causa civile, ad un costo – riferiscono da Federconsumatori – compreso tra i 400 e i 500 euro.

La causa potrebbe durare anni e anche se avesse esito positivo, i risarcimenti sarebbero legati alla disponibilità di somme recuperate dal liquidatore della bad bank. La possibilità di rivalersi su Banca Intesa, che ha acquisito la parte sana (e i dipendenti) di BpVi e Veneto Banca, è tutta da dimostrare: questa strada potrebbe essere più facile per coloro che hanno in essere finanziamenti (ora transitati a Banca Intesa) contratti con Popolare di Vicenza contestualmente all’acquisto di pacchetti di azioni (le cosiddette operazioni baciate).
“Siamo a disposizione dei nostri associati, ma diciamo chiaramente che sarà molto difficile ottenere un risarcimento e chi afferma il contrario dice una bugia. Andare avanti con l’azione giudiziaria diventa quasi un atto di protesta” ha detto il vicepresidente di Federconsumatori Sergio Veroli.

L’eventuale pronuncia di incostituzionalità del decreto, secondo i responsabili di Federconsumatori, non risolverebbe la situazione, ma la peggiorerebbe: “In quel caso non è che arrivano i soldi agli azionisti, ma salta la banca, salta il decreto, salta il finanziamento dello Stato e si va al fallimento e al bail in” ha detto il vicepresidente nazionale di Federconsumatori Sergio Veroli, che ha incontato il sottosegretario Baretta: “Abbiamo chiesto al Governo l’apertura di un tavolo di conciliazione; decidano loro chi debba gestirlo, ad esempio l’Anac di Cantone. Non chiediamo risarcimenti a pioggia di tutti gli azionisti, ma occorre una commissione che analizzi caso per caso, perchè le tante persone che hanno subito ricatti, truffe, raggiri, hanno diritto di avere una risposta”.

Tante le storie di risparmiatori traditi emerse nell’incontro. Tra queste c’è anche il caso eclatante di un’anziana di 86 anni, non vedente, che si è fidata di un dipendente della Banca e ha visto modificato il proprio questionario MIFID prima di comprare le azioni. La testimonianza del figlio, Stefano Roschi, è una di quelle raccolte nel video sotto.

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