23 Settembre 2017

«Troppa burocrazia non aiuta le persone», don Serafino e il caso della donna con figli rimasti improvvisamente senza un alloggio


Il prefabbricato in cui vive con i due figli brucia per un incendio doloso e lei si ritrova per strada. La donna, una giovane italiana di origine Sinti, prima si rivolge ai servizi sociali del Comune e non avendo una risposta immediata decide di bussare alla porta della parrocchia di Chiesanuova per chiedere aiuto. Inizia così l’impegno di don Serafino Romeo nell’assistenza della madre e di due bimbi, uno di sette anni e un neonato di sette mesi, coadiuvato dalla Caritas parrocchiale e da quella diocesana. «Aiutare le persone in difficoltà è un compito della Chiesa e dei sacerdoti – dice don Serafino – ma in questa vicenda lamento la brutta esperienza di aver “lottato” contro la burocrazia, che blocca tutto, lega le mani e non permette di intervenire per far fronte alle emergenze». Per questo il parroco ha scritto una lettera al quotidiano Avvenire, pubblicata nei giorni scorsi.

Partiamo dai fatti. In piena estate, il 13 agosto, nel campo nomadi di via Pollative va a fuoco un prefabbricato dove vivono una donna e due bambini che per fortuna in quel momento non sono si trovano all’interno. Le fiamme sono state appiccate da qualcuno, non si tratta di un incidente. Fatto sta che per la donna è necessario trovare un nuovo alloggio. I primi a essere chiamati in causa sono i Servizi sociali del Comune ma nessuna sistemazione poteva essere trovata prima di quattro giorni. «Allora la donna mi ha contattato chiedendomi aiuto – afferma don Serafino -, così, come parrocchia, l’abbiamo sistemata con i bambini in un albergo in attesa dell’alloggio del Comune. Probabilmente i servizi sociali hanno fatto quello che hanno potuto, la colpa è sicuramente di una prassi burocratica farraginosa che non guarda alle persone, figuriamoci le anime, ma solo che tutto sia fatto secondo i protocolli», dice il sacerdote. «A questo proposito – aggiunge – mi vengono in mente le parole del vescovo di Livorno Giusti, con cui sono d’accordo, pronunciate durante i funerali della famiglia rimasta vittima del nubifragio, quando ha parlato di burocrazia “con le sue terribili leggi inerziali”. Ha fatto molto bene il Vescovo ad alzare la voce per richiamare gli amministratori della cosa pubblica a un lavoro che abbia davanti la persona e non solo gli adempimenti previsti dalle leggi».

Tornando alla vicenda dell’alloggio temporaneo per la donna e i figli, don Serafino e la Caritas hanno cercato una sistemazione ma non trovandola hanno dovuto pagare una stanza di albergo. «Non potevo lasciarli per strada», sottolinea il parroco. La vicenda si è resa ancora più difficile perché la donna è separata dal marito violento che è riuscito a sapere dove si trovava la ex moglie. Quindi è andato sotto le finestre della sua camera e ha fatto una violenta scenata. «Si tratta di situazioni dolorose e difficili da gestire, lo capisco – conclude don Serafino – ma le amministrazioni pubbliche sono chiamate a occuparsi anche di queste cose e devono essere in grado di dare risposte concrete. Le persone, i cittadini, non hanno gli stessi tempi della burocrazia e sono stanchi di dover aspettare».

Giacomo Cocchi

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments