31 Ottobre 2017

Abusi edilizi, diffide post-datate e intercettazioni: tutte le accuse alla proprietaria della palazzina della Tignamica


Un file sul computer che “retrodata” all’aprile 2015 la diffida agli inquilini cinesi a rimuovere le macchine da cucire abusive. La testimonianza dell’affittuario precedente che dichiara come un abuso edilizio fosse presente già dal 2009. E infine le conversazioni telefoniche – intercettate – con l’elettricista autore dell’impianto elettrico, il cui malfunzionamento ha provocato l’incendio.
Sono almeno questi tre gli elementi indiziari forti a carico di Patrizia Carmagnini, la proprietaria della palazzina di Vaiano, dove lo scorso 26 agosto, nel rogo partito alle 4 del mattino, sono morti asfissiati due operai cinesi che lavoravano nella confezione-fantasma allestita nella mansarda dagli inquilini, i coniugi Hu YinYan e Hu Yongsheng. Questi ultimi due sono da ieri in carcere, in esecuzione di misura cautelare chiesta dalla Procura ed emessa dal gip Fantechi. Agli arresti domiciliari, per il pericolo di inquinamento probatorio, è finita anche Patrizia Carmagnini.

La diffida post-datata
La donna, poche ore dopo la tragedia, mostrò ai carabinieri una lettera, datata 3 agosto 2017, controfirmata dagli inquilini, in cui li intimava a rimuovere le taglia e cuci entro 30 giorni, pena la disdetta del contratto di affitto, in essere dal giugno 2014. Una “messa in mora” che secondo gli inquirenti è stata “simulata”. Nel computer in uso alla donna, negli uffici della ditta Carmagnini Filati, al piano terra della stessa palazzina, i carabinieri hanno trovato un file, denominato “COMUNICAZIONE CINESE”, creato per la prima volta il 22 aprile 2015. Il testo è pressochè lo stesso della diffida consegnata agli inquirenti dopo la tragedia, ed è stato modificato 12 volte, con cadenza pressochè mensile, fino all’ultima versione del 17 settembre 2016, quando il documento è stato anche stampato.
Nell’ordinanza cautelare, il gip Fantechi, ricava da queste circostanze che “la missiva esibita ai carabinieri altro non era che un documento artificiosamente redatto per escludere la propria responsabilità”.
La presenza delle taglia e cuci e degli operai nella casa alla Tignamica è datata dagli inquirenti al 2014, quando i consumi elettrici passano dai 5.500kW l’anno a circa 12.000 kW e quando, specularmente precipitano i consumi nel capannone dove i coniugi cinesi gestivano una confezione, oggetto di diversi controlli da parte delle forze dell’ordine. Hu YinYan e Hu Yongsheng subentrano al figlio nella locazione dell’appartamento dal giugno 2014. Dai mesi successivi, sarebbe avvenuta la “clandestinizzazione” dell’attività all’interno della civile abitazione, per sfuggire a nuovi controlli.

L’abuso edilizio
Secondo gli inquirenti la proprietaria dell’immobile ha concesso alla coindagata Hu Yinyan un immobile privo di un impianto elettrico realizzato a regola d’arte e con un abuso edilizio, la pannellatura in cartongesso a dividere l’appartamento al primo piano dalla mansarda. I sostituti procuratori Gestri e Sottosanti hanno sentito l’inquilino che ha abitato nell’immobile prima dei cinesi, tra il 2009 e il 2011. Questi ha riferito che la Carmagnini voleva affitargli sia il primo piano che la mansarda, per poi desistere quando l’uomo le ha detto che non avrebbe potuto far fronte al canone richiesto per l’intero appartamento. Allora la Carmagnini – secondo quanto riferito dal testimone – fece realizzare il muro di separazione tra primo piano e mansarda, di cui si riservò l’uso, facendogli pagare 550 euro mensili per l’affitto del solo primo piano (la metà di quanto poi i cinesi pagheranno negli anni successivi per primo piano e mansarda).
L’abuso edilizio, mai sanato, rappresenta seconso l’accusa una concausa nella morte dei due lavoratori cinesi, avvenuta per intossicazione da fumi. La pannellatura in cartongesso – si legge nell’ordinanza del gip Fantechi – “ha ridotto lo spazio globale in cui si sono potuti diffondere i fumi” e ha avuto “incidenza accelerante dell’evento”.

L’impianto elettrico non a norma
I rilievi dei vigili del fuoco hanno poi mostrato che l’impianto elettrico nell’appartemento della Tignamica non era a norma, vista l’assenza dell’interruttore automatico magnetotermico, una protezione “salvavita” prevista per legge, e di una dichiarazione di conformità. Per questo tra gli indagati è finito anche un elettricista di 67 anni, che dopo la tragedia – intercettato – cerca di capire come può difendersi parlando prima con un consulente, poi con la stessa Carmagnini.
Nelle telefonate si menziona un’anomalia all’impianto elettrico, almeno un anno prima della tragedia, che ha costretto il nipote dell’elettricista, titolare della ditta, a intervenire sul posto, sollecitato dalla proprietaria dell’immobile. Quando arriva alla Tignamica, l’elettricista vede i cinesi alle prese con i fili “a scambiare l’interruttore”.
Al telefono, Carmagnini contesta all’elettricista indagato che suo nipote non gli disse nulla su quanto i cinesi stavano facendo all’impianto elettrico. E aggiunge di riferirgli che a questo punto è meglio che stia zitto: “è inutile se lo dice ora…poi c’entra di mezzo anche lui” sostiene Patrizia Carmagnini. Un modo, secondo gli inquirenti, per allontanare le responsabilità e nascondere la conoscenza dei problemi di corretta “tenuta” dell’impianto elettrico.
Agli atti c’è anche la trascrizione di uno sfogo dell’elettricista indagato nei confronti della proprietaria dell’immobile, in cui si fa riferimento ad un sopralluogo nella palazzina che ha rivelato gravi problemi all’impianto e probabili manomissioni da parte dei cinesi. “…o Patrizia – afferma l’elettricista – ma io sono andato su…sono andato su…sono andato su…gli hanno tirato fuori dal centralino…hai visto t’avevi…hanno tirato fuori tutti i fili con ciabatte ciondoloni…e invece di attaccarlo sotto l’interruttore…l’hanno attaccato sopra…ma i che vai…loro quando andarono lì dentro ed hanno visto tutto quel macello di fili e di ciabatte e dovevano richiudere le valigie e dire..ma qui che si viene a controllare…hanno sbudellato ogni ben di Dio..”.

Dario Zona

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