12 Ottobre 2017

Derivati, la Procura fa appello contro la sentenza che ha assolto la banca dall’accusa di truffa ai danni del Comune


La Procura di Prato ha proposto appello contro la sentenza del Tribunale che al termine del processo di primo grado ha assolto il funzionario della banca Dexia Crediop Riccardo Sommavilla, accusato di truffa aggravata ai danni del Comune per la vicenda dei contratti derivati, i cosiddetti swap, sottoscritti nel 2002, quando il Comune era indebitato per 177 milioni, e rinegoziati sei volte, fino al 2006, con l’avvallo delle giunte Mattei e Romagnoli.
I derivati, che avrebbero dovuto portare benefici riducendo i rischi dei tassi di interesse connessi ai finanziamenti a tasso variabile, si sarebbero nel tempo rivelati dei veri e propri boomerang per le casse del Comune, a causa del crollo dei tassi di interesse, con un aggravio di quasi 1,8 milioni all’anno in più e un contratto ventennale fino al 2026, sospeso dalla giunta Cenni come forma di autotutela nel 2010.
La sentenza di primo grado del giudice Jacqueline Magi ha assolto la banca e il suo funzionario e ha messo nero su bianco che in realtà non c’è stato un danno subito dal Comune, il quale invece ci avrebbe guadagnato, almeno nel periodo compreso tra il 2002 e il 2006. Un punto che è stato contestato dalla Procura nell’appello proposto dal sostituto procuratore Laura Canovai, che ha ereditato il fascicolo da Antonio Sangermano, passato nel frattempo a dirigere la Procura dei Minori di Firenze.

Altro elemento alla base dell’appello è la valutazione su un testimone chiave del processo di primo grado: l’ex ragioniera capo del Comune Graziella De Castelli (in carica fino al 2007), la quale in aula dichiarò di non avere una preparazione adeguata a trattare la complessa materia degli swap. Una tesi a cui non ha creduto il giudice, che ha chiesto di valutare gli estremi della falsa testimonianza, ma che è invece ritenuta plausibile da parte della Procura, che su questo insiste anche nel ricorso. Una terza argomentazione contenuta nell’atto della magistratura inquirente pratese è un presunto “travisamento della prova”: nella sentenza sarebbero state attribuite al consulente tecnico di ufficio alcune valutazioni fatte dal consulente della difesa.

 

La posizione del Comune
La vicenda swap, dal punto di vista penale, va dunque avanti: anche il Comune di Prato, costituitosi parte civile, presenterà appello nel processo che si terrà a Firenze.
Sul piano civile, invece, il Comune, dopo una pronuncia favorevole in primo grado è stato condannato lo scorso luglio dalla Corte di Appello di Londra a pagare 14,5 milioni di euro a Dexia (12 milioni come differenziale per i contratti sospesi a partire dal 2010 e 2,5 milioni di acconto per le spese legali della controparte), versamento che è stato effettuato.
Ma Dexia ha chiesto al Comune 7 milioni di spese legali. L’ente, che ha dovuto appoggiarsi a studi inglesi, ha già speso 3,5 milioni per i propri legali, i quali in vista del possibile ricorso al terzo ed ultimo grado di giudizio, hanno già presentato un conto di 1,2 milioni di sterline. “Le centinaia di enti locali che sono incappati nei derivati negli anni scorsi hanno chiuso le partite con delle transazioni vantaggiose – afferma il sindaco Biffoni -. Noi purtroppo, sulla base della decisione di avviare la causa presa dalla giunta precedente, ci troviamo a distanza di anni a mettere nel conto 10 milioni di euro di spese legali che avrebbero potuto essere spesi per investimenti utili alla città. A questo punto andremo avanti nel procedimento inglese, ma allo stesso tempo stiamo cercando con Dexia un punto di equilibrio per chiudere la partita per i prossimi anni”. Il contratto swap ritenuto legittimo dalla Corte di Appello di Londra è infatti in vigore fino al giugno 2026 e ogni anno – stanti gli attuali tassi di interesse ai minimi storici – il Comune deve mettere in conto un flusso negativo di 1,7-1,8 milioni di euro.

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