20 Ottobre 2017

On the road, a Vaiano la lunga storia della via dell’Appennino


La Val di Bisenzio, sin dalla preistoria, rappresenta uno snodo umano, culturale, commerciale, e naturalmente viario, cruciale. La mostra On the road, la via dell’Appennino: storie di vita, di viaggi di lavoro che verrà inaugurata sabato 21 ottobre, alle 15.30, nei suggestivi spazi della Villa del Mulinaccio, a Vaiano, rende finalmente giustizia a questo ruolo. Venticinque pannelli, ricostruzioni archeologiche, plantari cinquecenteschi, più di 100 foto d’epoca, raccontano la storia suggestiva che vede coprotagonisti, in perfetta simbiosi, la strada e gli abitanti della sua valle. Il progetto è stato presentato stamattina a palazzo Buonamici dal sindaco del Comune di Vaiano Primo Bosi, dalla direttrice della Fondazione CDSE Alessia Cecconi e da Luisa Ciardi sempre del CDSE, ma vede la collaborazione del Comune di Vernio, dei Laboratori archeologici San Gallo, delle sezioni del Cai di Prato e Bologna, del Museo Materia e di Tai – Tuscan Art Industry. La mostra resterà aperta fino a domenica 19 novembre (con apertura sabato e domenica dalle 15 alle 19).
“Il tema della strada si collega a quello dello sviluppo di una comunità, passato, presente e futuro – ha detto Bosi – Non a caso inauguriamola mostra presentando anche il progetto de La via della Lana e della Seta, perché crediamo anche nelle opportunità future dei percorsi della Val di Bisenzio”.
“La Val di Bisenzio è oggi, e da sempre, abbiamo scoperto addirittura fin dal Paleolitico, via preferenziale di collegamento con tutta l’area bolognese – ha spiegato Alessia Cecconi – Su questa strada hanno camminato i pellegrini di ieri e i turisti di oggi. Attraverso la strada raccontiamola Val di Bisenzio, anche attraverso tante foto, alcune delle quali inedite, documenti e testimonianze”.
Luisa Ciardi ha poi illustrato gli eventi che accompagnano la mostra, dal laboratorio per bambini sul viaggio dei pellegrini dei Laboratori archeologici San Gallo, al tour a cura del museo Materia, all’itinerario sulla via dell’industria con Tuscan Art Industry.
La preistoria e gli Etruschi – Si comincia partendo da molto lontano: nella preistoria il valico di Montepiano svolge già un ruolo di collegamento decisivo. In epoca etrusca la Valle è la culla di quella via transappeninica, dell’importanza di un’autostrada dei giorni nostri, che collega la grande città etrusca che sorge a Gonfienti, un vero e proprio Interporto dell’antichità a cui fanno riferimento i commerci tutta l’area tirrenica, con la sua gemella Kainua (Marzabotto) per poi proseguire verso Felsina (Bologna) e raggiungere l’Adriatico.
Tra Bizantini e Longobardi, le Badie centri di potere – L’area di strada della Val di Bisenzio è contesa fin dall’Alto Medioevo, fra Bizantini e Longobardi. Monasteri e badie sono centri di potere. Il monastero di San Salvatore a Vaiano, sorge su un guado importante e quello di Santa Maria di Montepiano è presso il valico. Così controllano territorio e uomini. Le Badie sono vere aziende, nei loro spedali e ospitano viandanti e pellegrini. Si affermano le famiglie signorili, come i Carolingi e poi gli Alberti, che governano la valle dominando e difendendo la viabilità.

La strada maestra – Con un lungo viaggio nel tempo arriviamo al 1778 quando il granduca Pietro Leopoldo, che dà l’avvio a un piano organico di creazione e risanamento delle strade, incarica l’abate Leonardo Ximenes di trovare un nuovo valico stradale per l’Apppennino e lo studioso indica la direttrice passante da Vernio. La fiera opposizione dei Pepoli di Castiglione e dei Bardi di Vernio ferma qualsiasi iniziativa. Il progetto della strada maestra riprede forza dopo l’Unità d’Italia: negli anni Ottanta dell’800 si aprono i cantieri per terminare il tratto San Quirico-Montepiano.

La manutenzione della strada – Se in epoca alto-medievale il mantenimento delle principali vie di transito era assicurato dai feudatari e dai monaci (quelli della Badia di Vaiano avevano il compito di curare la cosiddetta via di Lombardia), l’onere passò poi ai Comuni e allo stato mediceo, attraverso i Capitani di Parte Guelfa. Soprattutto fra Settecento e Ottocento prevalse l’uso dell’accollo, ossia l’affidamento di un tratto significativo all’uno o all’altro accollatario che assumeva l’obbligo della manutenzione necessaria nel corso dell’anno, in cambio di una corresponsione fissa. Spesso erano i proprietari terrieri locali che trovavano vantaggioso servirsi per questo scopo dei loro contadini: accadde a Francesco Buonamici, che nel 1802-1803, con scarsa fortuna, causa le disastrose piogge, esercitò tale compito sulla strada delle Coste. Andò meglio ai Vai nel 1815-1816, accollatari della strada del Masso all’Anguilla, Poi cominciarono le vere e proprie asfaltature, al tempo dei lavori della Direttissima, ogni Cantone a partire da Prato, per vari tratti della strada maestra della Val di Bisenzio, doveva avere i suoi lavoranti stagionali che trasportavano i sassi, li ammontavano su un lato del percorso, li battevano con grossi martelli in loco, riempivano di pietrisco le buche e lo spargevano sul tratto stradale.

In viaggio a cavallo – Scrive Emilio Bertini nella sua guida della Val di Bisenzio del 1881: fin dagli anni ‘70 dell’Ottocento è attivo un servizio di Omnibus a cavalli che al costo di 1 lira da piazza stazione a Prato raggiunge Vaiano in due comode ore; ce ne vogliono 3 per arrivare a Mercatale di Vernio. A inizio Novecento i vetturini come i Ciardi, che hanno una quindicina di cavalli e il landò per i matrimoni, i Bencini, specializzati nel trasporto di rena colata e ciottoli, i Limberti o l’emancipata Ida Collini, l’unica conducente donna, tendono a riempire la corsa e fanno salire 8, anche 10 persone, sistemate a cassetta o in piedi tra le due panche.

Una rivoluzione: arrivano autobus e automobili – Dall’inizio del Novecento il trasporto pubblico si modernizza e diventa a motore. Arriva la VETA (Vialis Esperia Trasporti Appenninici) che compie un’unica corsa giornaliera: partenza da Castiglione dei Pepoli, transito da Vaiano intorno le 7.30 e arrivo a Prato in mattinata; pomeriggio partenza da Piazza S. Agostino alle 16 verso Castiglione. La corsa più gettonata è quella del venerdì pomeriggio, che vede il ritorno in vallata dei pochi studenti dal Cicognini e dalle scuole commerciali di Prato. Estremamente innovativo e comodo per l’epoca il “servizio autobus” con sessanta posti messo a disposizione dalla ditta Forti per il trasporto degli operai verso la Briglia. Il cosiddetto Norge, residuato militare a gomme piene, tutte le mattine dal 1927 raccoglie le maestranze (molto più di 60 persone) dalle varie frazioni.

Per prenotazioni iniziative in mostra o visite gruppi/scuole anche in altro orario rivolgersi a info@fondazionecdse.it – 0574 942476 (da lun a gio ore 15-18) – www.fondazionecdse.it

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