9 Novembre 2017

Scoprire il cancro e le malattie cardiovascolari dal sangue e dalle urine, è lo studio compiuto da due ricercatori pratesi


Un giorno si potrà riconoscere l’insorgenza di malattie molto gravi come quelle neurodegenerative, il cancro e gli scompensi cardiaci attraverso le analisi del sangue e delle urine. A questo sta lavorando da anni il gruppo di ricerca guidato dal professor Claudio Luchinat, ordinario di chimica all’Universtià di Firenze. Di questa equipe fanno parte anche due ricercatori pratesi, Leonardo Tenori, del dipartimento di medicina sperimentale e clinica e la dottoranda Gaia Meoni.

Il gruppo di ricerca, operante al Cerm con sede al Polo scientifico di Sesto Fiorentino, è il più importante a livello italiano per quanto riguarda la metabolomica, una giovane scienza che studia l’insieme dei metabolismi di tutti gli organismi. Questa disciplina, se applicata in campo medico, può essere utilissima per capire se il paziente analizzato si sta avvicinando a certe patologie ben prima che si mostrino i relativi sintomi. Luchinat e collaboratori hanno avuto modo di presentare i loro studi e fare un punto sulle ricerche compiute al festival della scienza, che si è tenuto a Genova dal 26 ottobre al 5 novembre.

In questo video realizzato da Rai Cultura, Luchinat e Tenori spiegano cosa sia la metabolomica e quali applicazioni può avere a livello di medicina predittiva, in sostanza si tratta della possibilità di stimare il rischio di insorgenza di malattie in un paziente.

 

 

Leonardo Tenori, quarantenne, da oltre quattordici anni impegnato nella ricerca sulla metabolomica, nel 2015 ha ricevuto una borsa di studio dalla Fondazione Umberto Veronesi. «Il nostro obiettivo – spiega – è quello di riuscire ad arrivare ad una analisi di patologie importanti prima ancora che appaiano i sintomi, anche nel campo oncologico. Per fare un esempio: stiamo studiando il modo di definire il rischio di recidiva in una donna operata di tumore al seno. Dovremmo essere in grado di stimare il rischio con una accuratezza di più del 60%. Se nella paziente si riscontra un rischio bassissimo il decorso post operatorio va in un modo, ma se dovessimo riscontrare un rischio alto la donna sarà ovviamente tenuta sotto controllo. Avere in anticipo questo tipo di informazioni è importantissimo per un medico e un paziente».

 

Gaia Meoni

 

Il gruppo ha alle spalle molte pubblicazioni sull’argomento e da tempo è impegnato in due particolari campi di osservazione: come anticipato da Tenori, uno riguarda la ricerca sul cancro al seno, compiuta assieme al professore Angelo Di Leo, direttore del dipartimento di oncologia dell’ospedale di Prato, mentre l’altro ambito di lavoro è portato avanti con l’azienda ospedaliera universitaria di Careggi nello studio sulle malattie cardiovascolari.

Per arrivare ad una applicazione clinica di questo tipo di analisi occorre però avere in mano una validazione dei dati su un alto numero di pazienti. «Stiamo parlando di qualche decina di migliaia – sottolinea Tenori – e per farlo si devono coinvolgere ospedali e avere un certo budget a disposizione. Da soli non ce la facciamo, dovremmo essere supportati nei nostri studi». Il gruppo auspica l’intervento delle istituzioni a livello nazionale e regionale affinché venga finanziato uno studio su larga scala. «Noi siamo pronti – conclude – stiamo cercando fondi per poter cominciare».

 

G.C.

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