19 Gennaio 2018

Intimidazioni, omertà e codice d’onore: ecco come la mafia cinese esercitava il dominio sul territorio


Intimidazioni, minacce, spedizioni punitive e l’ombra di alcuni omicidi, sparatorie e gambizzazioni a figure di riferimento di imprese concorrenti, in Francia e Germania. Così negli anni Duemila il gruppo di autotrasporti Anda avrebbe ottenuto il monopolio del mercato delle merci cinesi in mezza Europa. A capo delle società Zhang Naizhong, definito dal gip il “capo dei capi” della mafia cinese a Prato, arrestato ieri nell’operazione della Dda “China Truck” assieme ad altre 24 persone (otto sono latitanti) per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione di vari reati. Il nome di Zhang Naizhong, 58 anni, conosciuto nella comunità cinese come l’Uomo nero, compare in numerosi passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare, anche come possibile mandante di vari fatti di sangue. Zhang è stato imputato per favoreggiamento dell’omicidio di un imprenditore cinese di una ditta concorrente di autotrasporti. Il delitto avvenne nel maggio 2006 a San Giuseppe Vesuviano: Zhang fu condannato in primo grado per essersi adoperato per fornire agli assassini i mezzi per fuggire dall’Italia e successivamente assolto dalla Corte di Assise e d’Appello di Napoli.

Nel parlare con un connazionale che lo riconosce come “capo” e gli promette fedeltà eterna, in una intercettazione del 2012, Zhang si attribuisce il ruolo di più potente d’Europa e gli risponde così: “Per vedere se un fratello è fedele non si può basare sulle parole…deve essere disposto ad andare in carcere ed ammazzare le persone…non chiacchiere…io faccio le cose serie…io e i miei frateli abbiamo un’unica vita”.

Le ditte concorrenti vengono spesso acquistate a prezzi vili dopo aver sottratto loro quote di mercato attraverso intimidazioni e pratiche commerciali spregiudicate.
In una telefonata l’imprenditore cinese, detto Massimo, di un’azienda di trasporti concorrente finita nel mirino di Anda, la Lisa Group, si rivolge alla Albini e Pitigliani per trovare 10 camion per trasportare le merci di un cliente a Parigi, una commessa che il richiedente ha paura di non poter soddisfare senza incorrere in gravi conseguenze. “La conversazione – sottolinea il gip Moneti nell’ordinanza di custodia cautelare – mostra la consapevolezza di Massimo che le linee per la Francia siano ad esclusivo appannaggio della Anda di Naizhong, che non tollererebbe la concorrenza della Lisa Group. Quindi intimorito dalla possibile reazione di Naizhong, si rivolge ad una società di trasporto taliana per accontentare il cliente e trasportatore delle merci a Parigi”.
Il codice d’onore della cupola
Secondo le indagini della squadra mobile, il boss Zhang Naizhong poteva contare su un braccio destro: Lin Guochun detto Laolin, originario del Fujian, capo della frangia pratese dell’organizzazione, a sua volta aiutato da Xiaoliao detto Xue Bin. L’organizzazione aveva poi numerosi affiliati, sono 33 i cinesi indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso. Soggetti disponibili ad eseguire ordini e a portare avanti attività illecite: sfruttamento della prostituzione, usura, estorsioni, bische clandestine, spaccio di droga. Ma anche e soprattutto a proteggere parenti e amici, in eventuali problemi con piccole bande criminali e nella risoluzione di controversie, estendendo anche in questo modo il proprio controllo sul territorio.

Così, quando il figlio diciassettenne del numero 2 del presunto sodalizio mafioso è coinvolto, suo malgrado, in una rissa nel locale Hey Boy di Prato, gli affiliati al gruppo si attivano per vendicare l’affronto seguendo il codice d’onore criminale dei clan. “Continua a cercare per quella faccenda di Lin Zhi, la questione può causarci disonore. Il capo (Laolin) è molto arrabbiato…” dice uno degli indagati.
“La vicenda – sottolinea il giudice per le indagini preliminari – si concluderà senza spargimenti di sangue solo grazie all’interessamento di Hu Jiang Ping detto Jianbin, personaggio contiguo al clan, amico di Laolin nonché presidente dell’Associazione Fujianese italiana con sede a Prato”.
La protezione assicurata ai “fratelli” e agli “amici”
In un altro caso il presidente di un circolo ricreativo, dopo aver denunciato alla polizia un tentativo di estorsione subto (duemila euro al mese per non vedersi distrutto il locale), nelle settimane successive minimizza l’accaduto. In realtà gli uomini della mobile Nannucci scoprono grazie alle intercettazioni il motivo per cui le estorsive sono cessate: una donna che ha interessi nello stesso circolo, amica della moglie di Xue Bin (ritenuto il numero 3 dell’associazione mafiosa), ha telefonato a quest’ultimo ottenendo protezione.

In un altro episodio, nell’autunno 2012, lo stesso Xue Bin interviene per risolvere una controversia nell’ambito della comunità cinese e il suo interessamento diviene strategico per favorire l’espansione dell’azienda di autotrasporti del boss Zhang Naizhong nell’area di Sesto Fiorentino. Xue Bin viene chiamato per proteggere la titolare di un money transfer che ha subito il sequestro del denaro presente nell’agenzia da parte della polizia. La donna è minacciata da una cliente che per riavere i 20 mila euro depositati e finiti sotto sequestro si è rivolta ad un parente e ad un soggetto conosciuto come senza scrupoli.
Xue Bin inizialmente non appare molto convinto di intervenire, ma poi cambia rapidamente opinione e si attiva quando capisce che la titolare del money transfer è la stessa imprenditrice a capo di un centro commerciale all’Osmannoro, vicino alla Metro, che fino ad allora si era rifiutata di concedere i propri spazi alla società Anda che già da alcuni mesi stava cercando di acquisire un fondo in quella zona per espandersi nell’area fiorentina.
Xue Bin incontra la donna e chiama il parente della cliente che aveva minacciato di usare le maniere forti, ottenendo la desistenza e l’alleanza strategica con l’imprenditrice, la quale nei mesi successivi si dichiara disponibile ad abbattere un muro per consentire l’accesso all’area all’Osmannoro per la Anda ed è sensibile anche a limitare le possibilità di accesso alle aree limitrofe da parte di ditte concorrenti della Anda.

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