24 Gennaio 2018

Scarti tessili, Confartigianato: “Situazione drammatica, costretti all’illegalità nostro malgrado”


“La situazione è ormai critica e non più sopportabile dalle imprese che stanno pagando in prima persona la mancanza di un piano industriale con scelte non fatte o fatte a metà per scarso coraggio, come quelle per la realizzazioni degli impianti destinati allo smaltimento dei rifiuti”. È il presidente di Confartigianato Imprese Prato, Luca Giusti, a intervenire sulla situazione divenuta oggi drammatica per le imprese artigiane tessili, da un lato costrette al regime della deassimilazione ma alla prova dei fatti impossibilitate a rispettarlo per l’incapacità e l’insufficienza delle strutture adibite a questo servizio. “Il venir meno delle discariche non può rappresentare una scusante – continua Giusti – Nello scorso maggio Confartigianato aveva espressamente chiesto un rinvio dell’entrata in vigore della deassimilazione, rinvio tra l’altro attuato da comuni del Pistoiese. Un appello rimasto inascoltato e dobbiamo purtroppo constatare che avevamo ragione. La situazione oggi è addirittura paradossale: le aziende per la raccolta dei rifiuti non possono prendere in carica nuove richieste col risultato che se anche le aziende che finora non lo hanno fatto volessero regolarizzarsi, sarebbero impossibilitate a farlo”.
“I rappresentanti delle varie istituzioni non si stanno rendendo conto delle problematiche che le imprese stanno vivendo – dice il presidente della Federazione Moda di Confartigianato Prato, Moreno Vignolini – Ci sono capannoni colmi di scarti tessili impossibili da smaltire. Il paradosso è che si superano le soglie previste per lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti, le imprese potrebbero essere anche soggette a multe, senza contare che per ottenere la riduzione della Tari occorre dimostrare di effettuare una deassimilazione che non è possibile fare. Le nostre imprese sono quindi costrette, loro malgrado, a una condizione di illegalità. Questo per la mancanza di coraggio nel fare scelte impopolari o peggio, lasciarle a metà facendone pagare l’inutile costo alle imprese”.

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