BpVi, Intesa potrebbe essere chiamata a risarcire gli ex azionisti. Pronta una richiesta di sequestro conservativo di Palazzo e Galleria degli Alberti


Gli avvocati Francesco Querci e Francesca Meucci, che rappresentano una settantina di ex azionisti di Banca Popolare di Vicenza, sono pronti a chiedere il sequestro conservativo di Palazzo degli Alberti, passato a Banca Intesa, e della relativa collezione di opere d’arte, rimasta di proprietà della BpVi in liquidazione coatta amministrativa. L’istanza potrà essere rivolta nel caso in cui il giudice delle udienze preliminari di Vicenza, nel procedimento a carico di Zonin e di cinque altri ex amministratori e manager BpVi, ammetta Banca Intesa e Bpvi in liquidazione fra i responsabili civili, ovvero quei soggetti che in caso di condanna degli imputati potrebbero essere conseguentemente chiamati a pagare il risarcimento del danno.
Proprio su questo confidano i risparmiatori traditi, i quali hanno accolto con soddisfazione la sentenza di pochi giorni fa del gup del Tribunale di Roma che nell’analogo procedimento relativo a Veneto Banca, secondo un’interpretazione costituzionalmente orientata, ha ammesso la possibilità che Banca Intesa SanPaolo, avendo acquisito la parte sana della Popolare Veneta, possa essere chiamata a risarcire gli azionisti truffati, nonostante lo “scudo” posto dal governo con il decreto legge 99/2017, che prevedeva deroghe al codice civile in favore di Intesa, pur di evitare il fallimento delle Popolari Venete e l’applicazione del “bail in”.
Oltre a Intesa e BpVi in liquidazione, gli avvocati Querci e Meucci hanno chiesto che vengano chiamati in causa come obbligati civili anche Banca d’Italia, Consob, la società di revisione della banca, PWC Price e Kpmg, ovvero tutti i soggetti coinvolti del dissesto dell’istituto bancario.
La decisione del gup di Vicenza sull’ammissione dei responsabili civili è attesa per giovedi e potrebbe rimandare alla Corte Costituzionale, visto quanto importanti e delicate sono le questioni in campo, che incidono in maniera determinante su tutela del risparmio, mercato e concorrenza, difesa dei diritti delle vittime di reati. Proprio su questo punto, oltre che sulla discriminazione degli azionisti truffati rispetto agli altri risparmiatori delle banche in default, potrebbe vertere la questione di costituzionalità che, in caso di diniego alla chiamata di Intesa tra i responsabili civili, sarà avanzata dagli avvocati Meucci e Querci.

“Essere presenti nel processo penale come parti civili ci dà la possibilità di avere accesso ad una serie di atti secretati o difficilmente conoscibili, come quelli della commissione parlamentare di inchiesta sulle Banche” – afferma l’avvocato Francesco Querci – che sottolinea come sia ancora possibile, sino al dibattimento, costituirsi parte civile.


Nel complesso sono circa 5000 gli ex azionisti BpVi che hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo a carico di Gianni Zonin ed altri ex amministratori e manager della Popolare di Vicenza. Quasi tutte ammesse, da parte del gup, le domande da parte dei risparmiatori e delle aziende che avevano acquistato azioni della Banca in cambio di aperture di credito.
Respinte invece le istanze di coloro che avevano accettato la proposta di transazione dei 6 euro ad azione da parte della Banca. Rigettate anche le istanze dell’unico comune che aveva chiesto di costituirsi parte civile (Schio) e le domande delle associazioni nate successivamente ai fatti.
Aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia e falso nella predisposizione dei bilanci e dei prospetti per gli investimenti. Questi i reati contestati agli ex amministratori della Popolare veneta.

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