Emmaus Prato, da 40 anni a servizio degli altri. La storia della comunità fondata da don Alessandro Cecchi


La comunità di Emmaus a Prato compie 40 anni. L’esperienza fondata dal sacerdote francese Abbé Pierre nel secondo dopoguerra arrivò nella città toscana alla fine degli anni Settanta. Tutto cominciò con una richiesta di aiuto. Era la notte di Natale e un uomo preso dalla disperazione si rivolse a don Alessandro Cecchi. Voleva togliersi la vita. Il sacerdote gli disse: «Dormi qui, ne parliamo domani». Il giorno dopo i due andarono ad Arezzo dove c’era una comunità Emmaus. «Qui ci ricevettero a braccia aperte – ha sempre raccontato don Cecchi – non chiesero alcuna informazione sulla persona per la quale chiedevo ospitalità: lo accolsero e basta». Questa estrema disponibilità, la predisposizione all’accoglienza e la condivisione di una quotidianità fatta di aiuto reciproco sono ancora oggi le parole d’ordine del movimento fondato dall’Abbé Pierre nel 1949 a Parigi.

 

Don Alessandro Cecchi e l’Abbé Pierre

 

La storia. A Prato la prima esperienza di Emmaus nacque nel giugno del 1978, quaranta anni fa, proprio grazie a don Alessandro Cecchi, morto prematuramente nel 2015. Prima alle Caserane, poi a Castelnuovo, dove il sacerdote è stato a lungo parroco.
In quegli anni don Cecchi avvertiva la necessità di dare una risposta ai problemi della povertà, della solitudine e dell’emarginazione che colpivano anche una città ricca e industriosa come Prato, capitale del tessile piena di piccole e grandi aziende.
L’autorizzazione a partire con una comunità arrivò direttamente dall’Abbé Pierre, che tenne un incontro al Soccorso nel marzo del 1978. Per iniziare ci voleva la presenza di qualcuno che conoscesse bene il mondo di Emmaus, così da Arezzo arrivò Jean Paul Corpataux, che ancora oggi guida la comunità composta da una quindicina di persone assieme alla moglie Morena Moretti.

 

 

Non solo mercatino. Da allora, Emmaus Prato è cresciuto e ha realizzato nuove esperienze. I suoi membri hanno dato vita ad una realtà multietnica, piena di risorse e davvero accogliente. Uomini, donne, bambini, anziani, per tutti coloro che bussano la porta è aperta, l’accoglienza è assicurata, la disponibilità è totale. «Questa è la nostra identità», dice Jean Paul, conosciuto non solo dalle persone che in questi quarant’anni sono passate dalla comunità, ma anche da chi, e sono tantissimi, ha messo piede almeno una volta nel «mitico» mercatino di Emmaus aperto il mercoledì e il sabato di ogni settimana. «Ma attenzione – dice il responsabile – noi non siamo un semplice punto vendita, è bene che la gente lo sappia. Quello è un modo per sostenerci. Dietro il nostro lavoro ci sono volti, persone, storie e il desiderio di riprendersi una vita sfuggita di mano».

 

 

Le iniziative. Il quarantennale di Emmaus a Prato sarà festeggiato con un ricco calendario di iniziative. Alcune si sono già tenute e altre sono in programma per tutto l’arco del 2018, fino a dicembre, con proiezioni, incontri letterari, veglie di preghiera e spettacoli teatrali. Ne segnaliamo alcune. Mercoledì 18 aprile, alle 21, alla Libreria in Santa Trinita proiezione e conferenza dal titolo «Emmaus, storia di un movimento». Il 27 maggio nella cappella dell’ospedale ci sarà una veglia aconfessionale per la pace; il 26 giugno in San Bartolomeo conferenza su «Le migrazioni nella Bibbia» con il teologo Giulio Michelini. E poi per tutto l’anno ci sarà il ciclo «porte aperte» nei mercatini di Castelnuovo, viale Montegrappa, all’Oasi, alla Boutique e a Narnali con visite guidate per conoscere davvero la vita nelle comunità di Emmaus.

 

 

Le altre esperienze. Nella primavera del 1997 nasce «Le Rose di Emmaus», su ispirazione di don Alessandro Bigagli, allora parroco della Madonna dell’Ulivo. Qui, grazie alla presenza di Alessandro Bardazzi, e al coinvolgimento dei gruppi parrocchiali, nasce un gruppo cosiddetto «itinerante», il cui scopo è quello di creare lavoro per persone in difficoltà. L’iniziativa funziona e così viene aperta una sede in via Santa Gonda, ora in viale Montegrappa dove è nato un mercatino e uno spazio per il riciclo dei materiali usati.
Quaranta anni fa è stato aperto in via Convenevole il negozio «Boutique della solidarietà» che vende prodotti realizzati in Paesi lontani o «recuperati» dai comunitari. A Narnali è attivo un efficiente gruppo che ha la propria sede in via Pistoiese ed opera in collaborazione con la comunità di Castelnuovo. A Coiano un gruppo di amici di Emmaus, denominato «Mani e cuore», ha aperto un centro in via Bologna 337, nel quale i volontari della parrocchia si occupano di recuperare oggetti inutilizzati e di offrire accoglienza e disponibilità verso chi ha bisogno.
In via Fiorentina 105 c’è «L’Oasi», un luogo protetto nato per sostenere donne immigrate e vulnerabili. Qui c’è anche un mercatino che vende abbigliamento e oggettistica, ma non è solo questo, è principalmente un luogo di inclusione sociale che coinvolge in modo attivo molti volontari della zona Grignano-Badie.
Ultima esperienza nata in ordine di tempo è «Libri Dimenticati» in via Santa Trinita. Qui gli ideali di Emmaus sono perseguiti attraverso la cultura. Si tratta certamente di una libreria dove trovare qualche rarità, ma anche di un progetto per aiutare gli studenti con famiglie in difficoltà, a partire dall’acquisto dei libri.

 

G.C.

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