19 Aprile 2018

Si è concluso il primo corso per operatori dell’accoglienza ai migranti. L’idea del S. Rita fa scuola in Italia


Prato capofila in Italia nella formazione degli operatori dediti all’accoglienza dei migranti. Si è concluso con la consegna dei diplomi ai 14 partecipanti il corso di aggiornamento organizzato dall’Opera S. Rita, il primo a livello nazionale che si ponga l’obiettivo di dare un titolo professionalizzante alle figure impegnate nel settore. La Fondazione, attiva nell’accoglienza tramite la Coop 22, da due anni a questa parte ha deciso di investire nella formazione: in collaborazione con l’Università di Firenze ha dunque ideato un Master biennale, che attualmente conta 25 iscritti (di cui 22 operatori del S. Rita) e un corso professionale. Due percorsi dedicati rispettivamente a chi è già in possesso di una laurea di I livello e ai laureandi o non laureati: “Come in tutti gli ambiti in cui siamo attivi anche in quello dell’accoglienza ai migranti abbiamo voluto sin dall’inizio offrire una formazione ai nostri dipendenti e ai nostri collaboratori – spiega Roberto Macrì, presidente dell’Opera S. Rita -. Quel che adesso dobbiamo realmente imparare a fare non è trovare un letto o un alloggio a queste persone che giungono nel nostro Paese. L’emergenza, infatti, in quanto tale pare finita e anche i nostri numeri lo dicono: se fino a due anni fa ospitavamo quasi 500 richiedenti asilo, adesso tra Cas e Sprar non arriviamo a 350 assistiti. La vera sfida di qui in poi è la gestione del fenomeno migratorio che diventa ordinarietà e quindi essere preparati sugli aspetti sanitari, giuridici ed economici dell’accoglienza ai migranti”.

La Fondazione Opera S. Rita, che ha rimborsato il 50% della retta ai propri collaboratori che abbiano scelto di frequentare il corso (13 su 14 partecipanti al corso, che comunque era aperto a tutti), ha addirittura preceduto la normativa nazionale nel dare risposta all’esigenza di rendere riconoscibile la figura professionale attiva nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar): “In base ad un decreto approvato dal precedente governo e di cui ancora devono uscire le norme attuative – riferisce il professor Pietro Amedeo Modesti, direttore del corso – pare che chi ha maturato un biennio di esperienza come operatore nei centri di accoglienza ma non ha titoli di laurea, per continuare a lavorare nel settore dovrà seguire un corso da 60 Cfu che l’Università di Firenze ha allo studio di attivare nel più breve tempo possibile. Anche la legislazione a livello nazionale ha dunque recepito questa esigenza di formare a tutto tondo coloro che intendono lavorare nel campo dell’accoglienza, dove fino ad ora tutto era lasciato a persone certo serie, ma sostanzialmente di buona volontà, ossia senza alcun titolo specifico per fare ciò che poi sono state chiamate a fare”.

LS

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