21 Settembre 2018

Finto matrimonio con la ballerina kazaka, imprenditore assolto: “Non fu una truffa”


E’ stato assolto perchè il fatto non sussiste Andrea Sonatori, l’imprenditore pratese accusato di aver raggirato la sua compagna, una ballerina kazaka, organizzando nell’ottobre 2011 un falso matrimonio nella propria villa di Poggio a Caiano. Sonatori, 56 anni, che all’epoca dei fatti non poteva convolare a nuove nozze perché era ancora sposato con un’altra donna, era imputato per truffa, sostituzione di persona e (in concorso) usurpazione di carica, quella del falso sindaco che con tanto di fascia tricolore officiò la cerimonia (ed è rimasta persona ignota). Fu “una finta cerimonia, una fake wedding, organizzata dalla donna, a cui Sonatori ha partecipato volentieri, prestandosi a questa sceneggiata per compiacerla e per mostrare ai suoi parenti, collegati via skype, che era felice e si era sistemata” ha spiegato nell’arringa l’avvocato difensore Ugo Fanti. Nella sua denuncia, il 9 marzo 2012, cinque mesi dopo i fatti, la donna denunciò ai carabinieri di essere andata in Comune a Poggio a Caiano per richiedere il certificato di matrimonio, utile al rinnovo del permesso di soggiorno, e di aver scoperto di essere ancora nubile. La stessa ballerina kazaka era stata assunta qualche giorno prima dal Sonatori nella propria ditta di confezioni. Un’assunzione finalizzata proprio al rinnovo del permesso di soggiorno, ma che sarebbe stata alla base di una lite furibonda avvenuta a cena la sera dell’8 marzo. “Avevo la ditta e l’ho assunta per farle ottenere il rinnovo del permesso – ha detto in aula l’imputato in una dichiarazione spontanea – ma lei non è venuta a lavoro… perchè alzarsi la mattina è dura! L’otto marzo, quando eravamo a cena al ristorante, abbiamo discusso perchè lei voleva la carta di soggiorno e non il permesso di soggiorno. Il nove marzo è andata via di casa”.
La difesa di Sonatori, oltre ad eccepire la mancata configurabilità della truffa anche per motivi formali (perchè sarebbe non ci sarebbe alcun indebito profitto economico), ha fatto presente che in un documento del 7 marzo la “finta moglie” dell’imputato avesse sottoscritto di essere nubile. La ballerina, nel corso dell’udienza, ha disconosciuto la firma di quel documento e il suo legale, l’avvocato Marta Stefani, ha rimarcato altre incongruenze nell’atto in questione. Il legale della donna, oltre alla condanna dell’imputato, aveva chiesto un risarcimento di 20 mila euro. Richiesta respinta dal giudice che ha assolto l’imprenditore.

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