24 Settembre 2018

Palpeggiamenti alla bottegaia, chiesta pena di 1 anno e 1 mese per il fornaio


Un anno, un mese e dieci giorni di reclusione. E’ la pena richiesta dal sostituto procuratore Valentina Cosci per il fornaio accusato di violenza sessuale nei confronti della titolare di una bottega, che sarebbe stata vittima di un approccio, con palpeggiamento nelle parti intime e un tentativo di bacio sul collo, una domenica mattina del giugno 2015. Il pubblico ministero ha chiesto una pena ridotta, considerando le attenuanti generiche per l’imputato, che è incensurato, e ritenendo il fatto di minore gravità.
L’episodio avvenne nel retrobottega: l’uomo, dipendente del forno, si era recato a consegnare il pane al negozio, ma aveva avuto indicazioni dal titolare di non effettuare la fornitura qualora la bottegaia non avesse pagato quelle precedenti, per un ammontare di circa 400 euro. La donna, prima di affrontare la questione del debito, offrì un caffè al fornaio e poco dopo si sarebbe consumato l’approccio sessuale indesiderato. Lei, secondo quanto raccontato in aula, non urlò ma reagì afferrando un punteruolo e puntandolo verso l’aggressore.
Il giorno prima dell’episodio i due protagonisti della vicenda si scambiarono decine di sms, sul cui contenuto – non acclarato perchè nessuno dei due ha mai consegnato i messaggi agli inquirenti – ci sono due tesi diverse. La presunta vittima riferisce di un corteggiamento pressante e di un invito a prendere un caffè a cui ha opposto rifiuto. L’imputato afferma che si è invece discusso solo di questioni economiche e della richiesta della donna di poter essere assunta nel forno.
L’avvocato difensore Massimo Taiti ha sottolineato le “numerose inesattezze” nel racconto della negoziante, le negligenze sull’insolvenza, e il fatto che la donna non abbia gridato o chiesto aiuto nell’immediatezza, sapendo che al piano superiore c’erano delle persone amiche che potevano intervenire in suo soccorso. “Perchè non ha tenuto i messaggi e li ha mostrati in sede di denuncia, se erano così compromettenti?” ha chiesto l’avvocato Taiti. “Se c’era davvero un corteggiamento non gradito in quei messaggi, perchè la donna a quei messaggi risponde 29 volte, soltanto per educazione?” ha aggiunto l’avvocato Stefano Belli, il legale del forno, citato come responsabile civile.
L’avvocato Diego Capano, parte civile nel processo, ha invece sottolineato alcune incongruenze nel racconto dell’imputato; ha sostenuto che quest’ultimo si è disfatto volutamente del vecchio cellulare senza fare il backup dei dati e ha sottolineato che il fornaio ha ammesso di essersi avvicinato per un abbraccio consolatorio alla donna soltanto quando è stato sentito nel corso del processo, e non nell’interrogatorio precedente. “E’ possibilissimo non urlare di fronte ad un approccio sessuale indesiderato e inaspettato: le costrizioni psicologiche spesso si tramutano in costrizioni fisiche” ha aggiunto Capano, che ha chiesto un risarcimento di 10 mila euro al forno dove lavorava l’imputato, chiamato in causa a titolo di responsabile civile. Una richiesta a cui l’avvocato Stefano Belli si è opposto, per “difetto del requisito di occasionalità necessaria”. La sentenza è attesa nella prossima udienza, fissata ad ottobre.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments