13 Ottobre 2018

Sindaco indagato per lo stadio negato a Toccafondi: per la Procura fu un atto “ostile”, per il Comune un atto “dovuto”


Secondo la Procura Matteo Biffoni ha intenzionalmente danneggiato il Prato di Toccafondi revocandogli la disponibilità dello stadio quando la trattativa per la cessione del club si è infittita di zone d’ombra, per poi naufragare definitivamente.
Secondo il sindaco, nessuna norma è stata disattesa e il presidente del Prato non aveva titolo per rivendicare diritti sull’impianto, avendo rinunciato alla gestione a maggio scorso, dopo la retrocessione in serie D. L’inchiesta che vede indagato il primo cittadino per abuso d’ufficio ruota, per molti aspetti, attorno alla lettura degli atti amministrativi sulla vicenda dello stadio. I provvedimenti in materia sono di competenza dei dirigenti e secondo la Procura il sindaco avrebbe esercitato un ruolo che non gli spettava, intromettendosi nella trattativa privata per la cessione del club fra Paolo Toccafondi e l’avvocato canadese Joseph Romano, da quest’ultimo condizionata al ripescaggio in Lega Pro.
La Procura ha acquisito agli atti dell’inchiesta alcuni messaggi inviati nella chat degli ultras “Wild Kaos” da Biffoni in cui il primo cittadino, il 26 luglio scorso, pare consultarsi con i tifosi, per poi comunicare loro il giorno successivo, con toni coloriti, la decisione di non concedere lo stadio. Se questi elementi potrebbero concorrere a dimostrare l’ostilità del sindaco nei confronti del patron biancazzurro, sono da chiarire il valore legale e gli effetti della dichiarazione con cui Biffoni, nello scrivere a Lega e Figc, prima concesse e poi revocò la disponibilità dell’impianto. E’ stato questo il motivo per cui la Figc ha negato al Prato il ripescaggio, con conseguente danno lamentato dal club? Oppure, il Prato, per poter disporre a pieno titolo del Lungobisenzio avrebbe dovuto avere un’autorizzazione amministrativa, quale ad esempio la concessione, che non è mai stata sottoscritta, né poteva esserlo, da alcun dirigente? Il Comune di Prato sostiene la seconda ipotesi, e quattro pronunciamenti di altrettanti giudici amministrativi – in ultimo il Consiglio di Stato – gli hanno dato finora ragione. Le sentenze hanno riguardato istanze cautelari, ma nei dispositivi si colgono alcuni aspetti che anticipano il merito della questione. Per il Consiglio di Stato, la dichiarazione con cui il sindaco ha concesso (per poi revocarla) la disponibilità del Lungobisenzio al club di Toccafondi è “idonea a dimostrare l’utilizzabilità dell’impianto da parte della società per l’ordinamento sportivo”, ma “non lo è per l’ordinamento giuridico generale”.
Attorno all’interpretazione di questo stringato dispositivo dei giudici, potrebbero decidersi anche le sorti del procedimento penale. Il sindaco Matteo Biffoni, assistito dall’avvocato Giuseppe Nicolosi, ha 20 giorni di tempo per decidere se essere sentito dalla Procura, prima che quest’ultima tragga le sue conclusioni ed eventualmente chieda di andare a processo.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments