7 Novembre 2018

Uccisa e fatta a pezzi, l’appello della madre: “Chi sa ci contatti”


“Facciamo appello a chiunque sia in grado di fornire indicazioni o notizie utili di mettersi in contatto con la procura di Firenze o con noi dell’Associazione Penelope”: così, in un comunicato, l’avvocato Daica Rometta, che assiste Chakir Zoubida, la mamma di Imane Laloua, la donna scomparsa da Prato il 27 giugno 2003 e le cui ossa scarnificate furono ritrovate casualmente nel 2006 in un bosco presso l’A/1 dopo Barberino di Mugello. L’avvocato Daica Rometta sostiene la famiglia dal 2015: “L’esame del Dna ha dato la conferma. I resti umani ritrovati nel 2006, in due sacchi neri gettati a lato di una piazzola di sosta dell’autostrada A1 appartengono a Imane Laloua. Noi dell’Associazione Penelope Toscana sosteniamo la madre Chaikir Zoubida nella spasmodica ricerca di sua figlia”. “Non ci fermiamo – ha aggiunto – nella ricerca della verità”, “la procura di Firenze sta indagando per omicidio volontario ed occultamento di cadavere. Bisogna capire come mai Imane sia stata uccisa in una maniera così efferata e cruenta, fatta a pezzi e gettata via chiusa in due sacchi della spazzatura. Questo è indubbiamente il momento del dolore, ma abbiamo piena fiducia nel lavoro degli inquirenti, teso ad accertare la verità dei fatti e rendere così, dopo tutti questi anni, piena giustizia ad Imane”. C’era già stata una prova del dna per cercare Imane nel 2015 sembrò quando la comparazione fu fatta col cadavere di donna ritrovato nel 2004 a Cento (Ferrara) ma il dna aveva escluso questa possibilità. “Oggi – dice Daica Rometta – siamo ufficialmente giunti alla svolta. Dopo 15 lunghi anni Zoubida avrà finalmente un luogo in cui portare un fiore e piangere sua figlia”.

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