14 Gennaio 2019

Arrestato “Rambo”, l’uomo che rapinò le poste dove ritirava la pensione pur di tornare in carcere


I militari del nucleo investigativo hanno arrestato Piero Lombardi, soprannominato “Rambo”, pluripregiudicato pratese su cui pendeva un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Arezzo per porto abusivo di oggetti atti ad offendere e violazione della sorveglianza speciale, con recidiva specifica negli ultimi 5 anni. I fatti, per cui si è giunti recentemente a sentenza definitiva, si riferiscono al settembre 2013. L’uomo è stato portato nel carcere di Arezzo dove dovrà scontare una pena di 1 anno e sette mesi. Lombardi è un volto noto alle forze dell’ordine. 65 anni, celibe e pensionato, si è guadagnato con le sue “imprese” il soprannome di Rambo. Spesso ha agito con platealità, come quando commise una rapina  travestito da tenente dei carabinieri e per evitare l’arresto si lanciò dal quarto piano. Un’altra volta, nel 2011, andò a protestare ai servizi sociali a Prato e un mese prima nel reparto di medicina dell’ospedale si cosparse di alcol minacciando di darsi fuoco. Sorvegliato speciale, svariate volte è stato affidato a comunità terapeutiche per poi non rispettare gli obblighi e tornando in carcere dopo aver commesso nuovi fatti delittuosi. Negli anni ha collezionato condanne per rapine, furti, detenzione di armi, truffa e sequestro di persona. L’ultimo episodio che lo ha visto protagonista risale al giugno 2014 quando mise a segno un colpo all’ufficio postale di Montevarchi, allo sportello dove abitualmente ritirava la pensione ed era dunque conosciuto. Lombardi agì a volto scoperto: ai carabinieri e al giudice spiegò con franchezza che voleva essere riportato in prigione. A quel tempo l’uomo viveva in una residenza assegnatagli dal comune aretino dove, col sostegno anche dell’amministrazione comunale di Prato e grazie ad una borsa lavoro, faceva il giardiniere. L’anno prima era uscito di galera dopo aver scontato la sua ultima pena ma le difficoltà a vivere la quotidianità e a riadattarsi al di fuori della routine carceraria hanno prevalso rispetto alla possibilità di rifarsi una nuova vita.

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