14 Gennaio 2019

Radiologo accusato di violenza sessuale sulle pazienti, il racconto di una vittima: “Quella visita è stata un calvario”


“Mi sono sentita spiata, il dottore ha violato la mia privacy; non aveva diritto di vedermi nuda”. Sono parole di una delle vittime del radiologo a processo per violenza sessuale e tentata violenza sessuale su una trentina di pazienti incappate nelle sue morbose attenzioni durante le visite mediche. I fatti si riferiscono al 2015; durante le indagini il medico, difeso dagli avvocati Stefano Di Maio e Salvatore Salidu, è stato sospeso per sei mesi dalla professione. Nell’udienza di oggi ha testimoniato una delle quattro donne che si sono costituite parte civile nel processo. La signora, difesa dall’avvocato Raffella Pastore, in una sofferta deposizione, ha raccontato la visita a cui si sottopose su prescrizione del medico curante, dopo aver prenotato al Cup: un’ecografia addominale in toto che doveva servire ad escludere la presenza di cisti o di fibromi, che già in passato l’avevano costretta ad un intervento chirurgico. La donna, di origini magrebine, ha raccontato che il radiologo le ha subito rivolto delle attenzioni, dandole del tu, domandandole del suo Paese e il significato del suo nome, per poi chiederle “di spogliarsi tutta”.
“Di solito nell’affrontare visite come queste sono abitudinaria: indosso occhiali da sole, anche di giorno, gonne lunghe e larghe, e cerco di scoprirmi il meno possibile perchè, per motivi culturali e per carattere, ho difficoltà a mostrarmi nuda ad estranei” – ha spiegato in aula la signora, che in quella circostanza si è sdraiata sul lettino togliendosi soltanto gli stivali e i calzini. A questo punto il dottore le avrebbe chiesto di togliersi tutti gli indumenti.
“Io sono rimasta a pensare – ha detto in aula la paziente -. Ero assorbita dal mio malessere…mia mamma è morta dopo aver subito un intervento simile al mio…Ho pensato di andare via. Lui si è messo a ridere e mi ha detto: ‘Perchè ti vergogni di me? Togliti solo la gonna’. Mi sono rimessa sul lettino, con gli occhi chiusi e lui ha detto che aveva un modo per farmi rilassare perchè mi vedeva molto tesa. Ha iniziato a massaggiarmi i piedi e le gambe, che ho ritirato al petto. Allora mi ha chiesto se soffrissi il solletico, gli ho detto di no e che non mi piace essere sfiorata. Da lì ha iniziato a fare il suo dovere: mi ha messo il gel sulla pancia per fare l’esame anche se lo ha fatto senza guanti”.
Poi è seguita nuovamente la richiesta di togliersi gli slip. “Il mio medico curante mi aveva detto che non c’era bisogno di fare un esame interno – ha riferito in aula la donna -. Ma il dottore diceva: ‘Con l’età che hai e con l’intervento che hai avuto, dovresti impegnarti a fare questo esame senza problema’”.
Secondo il racconto della donna, il radiologo le avrebbe poi sfilato le mutande per osservarle le parti intime fino a che la paziente, impaurita e preoccupata per la propria salute, ha deciso di mettere fine alla visita, definita un “calvario”. Prima di congedarsi ci sarebbe stata l’ultima avance, con la richiesta esplicita di andare a letto insieme, che la donna ha respinto.
Nei giorni successivi la paziente, dopo essersi confidata con un amico, con la vicina di casa, e con il medico curante, ha deciso di fare denuncia, la prima da cui sono partite le indagini della squadra mobile, che ha poi raccolto elementi per contestare tanti altri episodi a carico del radiologo. Nel processo sono responsabili civili i due centri medici dove l’imputato ha effettuato le visite e la Asl Toscana Centro, per conto della quale sono state effettuate alcune visite specialistiche, tramite Cup.

D.Z.

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