29 Aprile 2019

Contestazione 25 aprile, il prefetto smorza i toni: “Non credo ci siano reati da perseguire”. Ma le indagini della polizia proseguono


“La segnalazione della polizia è un atto dovuto, ma non credo che ci siano situazioni penali da perseguire”. Così oggi il prefetto di Prato Rosalba Scialla ha provato a smorzare i toni sulla segnalazione fatta dalla questura alla Procura e sul telex inviato dal questore Alessio Cesareo al ministero degli Interni poche ore dopo la contestazione, con fischi e cartelli, subita da entrambi durante le celebrazioni per il 25 aprile a Prato.
Prefetto e questore sono stati contestati per aver autorizzato il 23 marzo scorso la manifestazione di Forza Nuova a Prato nel centenario di fondazione dei Fasci di Combattimento.
“Quella libertà che ho cercato di far rispettare autorizzando la manifestazione di Forza Nuova, cerco di farla rispettare anche per i fischi che ci sono arrivati il 25 aprile”, ha detto il prefetto, che ha spiegato come dal suo punto di vista “essere attaccati per aver osservato la Costituzione è un onore”. “mi aspettavo il dissenso, ma ho affrontato la piazza” ha detto Scialla.
Del caso, che ha innescato polemiche, interrogazioni parlamentari e una dura presa di posizione dell’Anpi, si è parlato anche a margine del Comitato per l’ordine pubblico tenutosi stamani, dove il sindaco ha chiesto spiegazioni. “Il questore mi ha spiegato di aver inviato solo un’informativa e di non aver fatto alcuna denuncia” riferisce Matteo Biffoni. Una versione che il questore Cesareo, raggiunto telefonicamente, conferma, aggiungendo però che Digos e squadra mobile sono al lavoro per valutare responsabilità da riferire all’autorità giudiziaria. Al vaglio ci sono diversi filmati e alcuni cartelli mostrati dai contestatori, che sono stati sequestrati.
“Il fischio di per sé non è reato, ma altre cose sì” afferma il questore. Le contestazioni potrebbero riguardare, oltre che frasi diffamatorie, anche vilipendio alla Repubblica – per aver interferito con lo svolgimento della cerimonia ufficiale. Un reato punito con una multa da 1000 a 5000 euro.

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