A Prato il polo avanzato delle cure palliative. Al via la tre giorni promossa dai Ricostruttori alla Villa del Palco


Il silenzio e le bugie pietose non aiutano il malato, ci vuole il coraggio delle parole oneste. E’ uno dei messaggi forti che arriva dalla prima mattinata di confronto al convegno nazionale sulla Spiritualità nel fine vita, quella medicina speciale sul cui ruolo ormai c’è grande l’attenzione anche da parte della comunità medico-scientifica.

Oltre trenta i relatori e 200 i partecipanti arrivati da tutta Italia. L’iniziativa, promossa dalla Comunità dei Ricostruttori e dall’associazione Tuttoévita onlus, è stata aperta dal saluto del sindaco Matteo Biffoni.

Prato costituisce un polo di riferimento in Toscana sul fronte della sperimentazione e dell’approfondimento dei nuovi percorsi di accompagnamento al fine vita. Da una parte ci sono i progetti portati avanti dai Ricostruttori – un master per chi sta vicino a chi è malato, l’hospice che verrà realizzato in Val di Bisenzio e iniziative di confronto; dall’altra rilevante è il ruolo attivo dell’Asl Toscana Centro e la straordinaria esperienza dell’Hospice Il fiore di Primavera, che ha sede in piazza del Collegio.

Questa mattina Sabrina Pientini, direttrice dell’Unità funzionale per le cure palliative dell’Asl Toscana Centro, nominata da pochi giorni anche Referente regionale delle cure palliative ha parlato con chiarezza e determinazione:  la realtà pratese costituisce un presidio avanzato per le cure palliative, insieme all’area livornese e al grossetano. “A Prato c’è un’attenzione particolare. Adesso dobbiamo omogeneizzare il territorio, portare tutta la Toscana allo stesso punto anche se ancora mancano molti medici specializzati nelle cure palliative – ha affermato Pientini – Corpo, psiche e spiritualità costituiscono un tutt’uno nelle cure palliative. L’accompagnamento spirituale è importante soprattutto quando possiamo intervenire il prima possibile in modo da fare un percorso insieme al paziente”.

“Il nostro obiettivo è quello di fare di Prato davvero un’esperienza pilota, partendo dalla consapevolezza del concetto di cura integrale, in cui la spiritualità è al centro e potenzia tutti gli aspetti, medici e psicologici – spiega Guidalberto Bormolini, monaco dei Ricostruttori – Con il nostro master, partendo dall’esperienza spirituale di ciascuno, cerchiamo di formare la figura dell’accompagnatore non confessionale”.

Intanto al Palco è arrivato anche Sandro Spinsanti, docente di etica medica, già componente del Comitato nazionale di bioetica e uno dei massimi esperti italiani sul fine vita, a cui è affidata la lectio magistralis di domenica. “Più che di parole buone abbiamo bisogno di parole oneste – afferma Spinsanti – Intorno all’ultimo tratto di strada della nostra vita c’è un atteggiamento di protezione, a volte francamente di menzogne che va superato: a livello familiare, medico ma anche sociale. Abbiamo bisogno di sapere di cosa possiamo disporre, cosa il servizio sanitario e la solidarietà ci possono garantire, da queste realtà dipendono le nostre scelte che privilegiano la sopravvivenza e la qualità della vita”.

Il tema apre anche un grande spazio di dialogo tra religioni che hanno tutte cura particolare del fine vita. Se ne è avuta prova oggi nel confronto a tutto campo che ha visto protagonisti padre Carlo Casalone, rappresentante della Pontificia accademia per la Vita; Joseph Levi, rabbino emerito di Firenze e rappresentante dell’Unione delle Comunità ebraiche d’Italia; Mohamed Bamoshmoosh, cardiologo e rappresentante della Comunità islamica della Toscana; Giorgio Raspa, già presidente dell’Unione Buddhista italiana; Sergio Manna, rappresentante della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia; Svamini Hamsananda Ghiri, monaca e vicepresidente dell’Unione induista italiana; Ionut Coman, consigliere per il Dialogo della diocesi ortodossa Romena d’Italia.

Subscribe
Notificami
guest
1 Comment
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
Francesco Papi
Francesco Papi
4 anni fa

“… cerchiamo di formare la figura dell’accompagnatore non confessionale”. A chi per disgrazia non è cattolico, un cattolico d-e-v-e annunciare Cristo, specialmente quando si avvicina la morte. Essere neutri è tradire Cristo.