5 Aprile 2020

Violenza donne, crollano le segnalazioni al Centro La Nara: “Zero telefonate ma la convivenza forzata acuisce i problemi”


Quando si va al supermercato, a fare benzina, quando si getta la spazzatura o si porta fuori il cane: sono queste le occasioni in cui è possibile chiedere aiuto, in caso di violenza domestica. Un’ovvietà, all’apparenza; un monito di vitale importanza per tutte quelle donne che in questo periodo di isolamento forzato, e di forzata convivenza con partner violenti, non sanno come e quando chiedere aiuto. L’agenzia D.i.R.e lo ricorda, allora, con un video, che chiedere aiuto si può, anche ora che sembra impossibile, date le poche finestre di libertà che la quarantena lascia all’interno di una famiglia. Nonostante le necessarie misure per cautelare la salute di tutte, i centri antiviolenza e le case rifugio sono operative ed è possibile chiamare il numero nazionale 1522, che reindirizza al centro antiviolenza della città di appartenenza.

“L’incertezza di ciò che c’è fuori a causa dell’epidemia rallenta il percorso di emancipazione delle donne vittime di violenza – spiega Francesca Ranaldi, responsabile del Centro antiviolenza La Nara -. Le situazione già complesse sono ancora più problematiche, a causa della convivenza forzata con i partner e la violenza si estende a tutto il nucleo familiare, essendoci anche i bambini a casa. Ricevevamo molte chiamate ogni giorno, segno di una maggiore consapevolezza da parte delle donne dell’esistenza di una via d’uscita. Adesso ci sono giorni in cui ci sono zero telefonate. Ma è chiaramente il segno di un problema che non è certo sparito, ma che, anzi, si è ingigantito”.

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