21 Giugno 2020

Cambiamenti climatici e onde oceaniche. Ricercatore pratese in Australia pubblica uno studio su Science Advances


Tra le conseguenze dei cambiamenti climatici non c’è solo l’innalzamento del livello del mare ma anche la possibilità che onde oceaniche alte fino a 20 metri possano verificarsi nel Pacifico in modo frequente con gravissimi rischi per il 60% delle coste mondiali. Questa (preoccupante) previsione è il frutto di uno studio compiuto da Alberto Meucci, ricercatore pratese che lavora in Australia all’Università di Melbourne.

Trentadue anni, laureato a Firenze in ingegneria civile, Alberto Meucci ha lavorato per un certo periodo in Olanda alla Deltares, azienda leader a livello mondiale nello studio delle coste e dei delta dei fiumi, poi ha fatto il dottorato a Melbourne e ora è post doc in quella università.

Lo scorso 10 giugno la prestigiosa rivista scientifica internazionale Science Advances ha pubblicato una ricerca che lo ha visto impegnato per due anni insieme a un team di colleghi guidato da Ian Young, docente di oceanografia a Melbourne. Lo studio nasce da una idea di Meucci che è lead author della ricerca, intitolata: Proiezioni di estremi di onde oceaniche alla fine del 21° secolo.

“Abbiamo compiuto una analisi statistica su una serie di modelli climatici globali che studiano i venti di superficie degli oceani, quelli che spingono le onde – spiega Alberto Meucci – e confrontando il futuro con il passato siamo giunti a questa conclusione: eventi considerati rari, ovvero una volta ogni cento anni, potranno verificarsi ogni cinquanta, se non ogni venti anni”. E questi eventi sono quelli che abbiamo descritto all’inizio: onde oceaniche alte 20 metri, come un palazzo di cinque piani o come quattro bus a due piani uno sopra l’altro. La maggior frequenza di questi fenomeni è dovuta ai cambiamenti climatici in atto. Questi eventi, già oggi, hanno un impatto su 290 milioni di persone che vivono su coste che verrebbero alluvionate. “Mentre il cambiamento in atto potrebbe influire su più del 60% delle coste mondiali”, afferma Meucci.

Queste terribili onde non avranno un impatto diretto sull’Italia ma i cambiamenti climatici ovviamente sì. “Il Mediterraneo ha una situazione localizzata – dice il ricercatore pratese – e rispetto ai fenomeni che stiamo studiando non ci sono delle conseguenze, ma sappiamo che anche il clima a livello europeo sta cambiando e qui il rischio è quello di dover fare i conti con le tempeste”.

Cosa possiamo fare per evitare queste previsioni? “Il mondo dovrà fermare le emissioni entro il 2040, solo così i venti aumenteranno del 2% invece che del 10% come risulta dai nostri studi. Per arrivare a questo risultato occorre cambiare strategie, passare alle rinnovabili e chiudere con i combustibili fossili a metà del 21° secolo”, conclude Meucci.

Alberto Meucci è stato ospite della nostra trasmissione Intorno alle Nove, condotta in studio da Giacomo Cocchi.

 

 

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