29 Giugno 2020

L’asma allergico arma di difesa contro le forme più gravi di Covid: l’ipotesi di studio degli specialisti pratesi


L’asma allergico potrebbe non essere un deficit bensì un’arma protettiva contro le forme più gravi di Covid.
L’ipotesi scientifica è stata elaborata dal gruppo di allergologi e immunologi dell’ospedale di Prato ed è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Allergy.
Lo studio è stato condotto partendo da un’osservazione: dei 275 pazienti ricoverati per Covid a Prato solo 3 erano asmatici e solo uno di questi ha sviluppato la malattia a tal punto da richiedere il ricovero in terapia intensiva.
Il gruppo degli allergologi pratesi ha osservato che una patologia infiammatoria dell’apparato respiratorio quale l’asma bronchiale non risulti correlata ad una peggiore prognosi di malattia e ipotizzato come l’infiammazione tipica delle patologie respiratorie allergiche possa controbilanciare gli effetti negativi delle risposte immunitarie che determinano la progressione verso le forme più gravi di COVID-19.
L’ipotesi studiata dagli allergologi sulle possibili ragioni di un effetto protettivo delle risposte immunitarie tipiche dell’asmatico allergico verso l’evoluzione dell’infezione da SARS-COV2 parte dalla ridotta produzione di interferoni da parte di cellule del sistema immunitario che è tipica degli asmatici. Si presuppone, infatti, che elevati livelli di interferoni contribuiscano in modo determinante alla evoluzione nelle forme più gravi di COVID-19.
“Ci siamo concentrati sulla seconda fase della malattia, quella che ha un’evoluzione più grave ed è strettamente immunologica. Anche studi cinesi confermano questa bassa prevalenza di pazienti allergici asmatici, noi siamo andati oltre, valutando i meccanismi immunologici ed abbiamo cercato di capire il perché – ha commentato il direttore di allergologia e immunologia dell’ospedale di Prato Alessandro Farsi.
Il nostro campione ha compreso i 2500 pazienti seguiti dall’allergologia oltre agli oltre 270 ricoverati per Covid-19 nell’ospedale di Prato – ha aggiunto la specialista in immunologia e allergologia Giulia Carli – Il nostro obiettivo è stato quello di capire quanti di questi pazienti allergici si sono infettati e quanti soggetti con asma hanno avuto delle riacutizzazioni confrontando i dati anche con precedenti epidemie influenzali”.
Il prossimo obiettivo è quello di approfondire il progetto attraverso la partecipazione ad un bando su studi epidemiologici su scala regionale.
Negli ospedali toscani sono stati circa 1.500 i pazienti ricoverati con Covid-19 in fase acuta. Entro luglio saranno attivi nei nosocomi gli ambulatori di follow –up. I pazienti che sono stati ricoverati in Terapia intensiva e nei reparti Covid-19 saranno richiamati per eseguire una serie di controlli e studiare il decorso e gli effetti della malattia.

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