7 Ottobre 2020

Spaccio alla stazione centrale, maxi operazione della Polizia: 13 arresti grazie agli agenti sotto copertura


Agenti sotto copertura, che si sono finti tossicoodipendenti, e telecamere ad alta qualità per documentare le plurime cessioni di droga da parte dei singoli pusher e contestare loro lo spaccio sistematico (comma 1 dell’articolo 73 del Testo uinico sugli stupefacenti) che consente l’applicazione di misure cautelari, a differenza del comma 5 (spaccio di lieve entità).
È stata questa la strategia adottata da Polizia di Stato e Procura di Prato, che ha portato all’arresto di 19 spacciatori (di cui 13 in carcere ed altri 6, privi di precedenti penali, sottoposti dal gip ad obblighi di dimora o di presentazione alla polizia giudiziaria). Si tratta di cittadini africani, quasi tutti nigeriani, alcuni dei quali richiedenti asilo, dediti allo spaccio di eroina e marijuana nella zona della stazione centrale ed anche nei pressi del liceo Copernico.

L’operazione “Pusher” è scaturita dalla collaborazione tra Direzione centrale anticrimine e Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, squadra mobile e Procura di Prato, che hanno applicato anche nella nostra città un modello già sperimentato in altre città italiane, fra cui Firenze, Lucca, Vicenza, Catania.
“Il comma 5 dell’articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti – ha affermato il direttore centrale dell’Anticrimine Francesco Messina – di fatto impedisce al magistrato la richiesta di misura cautelare per il piccolo episodio di spaccio; l’effetto girevole è che l’arresto in flagranza porta ad un rito per direttissima e alla scarcerazione dello spacciatore. Con l’approccio utilizzato nell’operazione, possibile grazie alla sensibilità delle Procure che condividono questo metodo di lavoro, possiamo ricondurre ad uno stesso spacciatore un numero ripetuto di consegne di droga, grazie al lavoro dell’agente sotto copertura”.
In tutto sono stati oltre 70 gli acquisti simulati di droga da parte degli agenti sotto copertura; scambi filmati dalle telecamere ad alta definizione, a cui si sono aggiunti i metodi tradizionali di indagine: intercettazioni, pedinamenti e ascolto di effettivi acquirenti di droga (18 quelli segnalati alla Prefettura quali assuntori).
Per ogni pusher, ai fini della contestazione dell’articolo 1 (spaccio sistematico), sono stati documentate almeno 4 o 5 cessioni di droga.

“Lo Sco ci ha supportato per circa sei mesi e grazie all’intervento di agenti sotto copertura, assieme al monitoraggio e all’ossevazione compiuta dalla squadra mobile – ha detto il procuratore Giuseppe Nicolosi – abbiamo potuto verificare che quelli che potevano sembrare singoli episodi erano in realtà una sistematica azione di spaccio, che suscita allarme sociale nella popolazione”.
“La previsione del quinto comma che punisce lo spaccio di lieve entità non corrisponde all’esigenza avvertita dai cittadini. Il salto che abbiamo potuto fare con questa inchiesta – ha detto il pm Laura Canovai, titolare delle indagini assieme al pm Massimo Petrocchi – è ritenere che una serie continuata di piccoli episodi di spaccio possano dar vita al primo comma, meritevole di misura cautelare”.

 

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