30 Novembre 2020

Nuovo Messale, ieri la prima celebrazione con le nuove formule nelle chiese pratesi. Ecco le voci dei fedeli VIDEO


«Non abbandonarci alla tentazione» invece di «non ci indurre». E’ una delle novità introdotte dalla nuova edizione del Messale Romano che diventerà obbligatoria dalla prossima Pasqua ma che già da ieri, prima domenica d’Avvento, è stata recitata – su indicazione della Cet – in tutte le diocesi toscane.

Anche nella chiesa di Sant’Agostino si è seguita la nuova traduzione per le celebrazioni eucaristiche. In sostanza, cambiano alcune formule sia per i sacerdoti che per i fedeli. Tra queste il “Gloria”, che ieri non è stato recitato, trattandosi del periodo dell’Avvento (in ogni caso si dovrà dire «E pace in terra agli uomini, amati dal Signore», al posto di «E pace in terra agli uomini di buona volontà»). Modifiche anche per l'”Agnello di Dio”.

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Marco Giraldi
Marco Giraldi
3 anni fa

Dallo scorso Agosto quando ero in vacanza in Versilia venni a conoscenza di questo cambiamento. Inizialmente faticavo a credere a tutto ciò ma leggendo gli articoli e le lettere scritte dai lettori sui vari quotidiani laici e cattolici come la Nazione, il Tirreno, Famiglia Cristiana, La Voce di prato insieme a Toscana Oggi e non ultimo l’Avvenire ho capito che questa riforma liturgica ci sarebbe stata e così è stato. Ad essere sincero l’introduzione di queste nuove formule non mi hanno messo in difficoltà perchè la nuova formula del Padre Nostro che dice “Non abbandonarci alla tentazione” la dicevo già da prima e in alcune chiese come in quella di San Bartolomeo in Piazza Mercatale guidata dal parroco Don Marco Natali o quella di Gesù Divin Lavoratore guidati dai sacerdoti dell’Istituto del Verbo Incarnato nei panni del parroco Padre Giovanni Giannalia e del suo viceparroco Padre Giacomo Mucia la dicevano ancora prima dell’entrata in vigore della nuova riforma. La formula ancora più corretta da usare quando arriviamo a dire la preghiera del Padre Nostro sarebbe “Allontana da noi la tentazione” ma alla fine il senso è quello perchè non è Dio che ti induce nella tentazione del maligno ma il tentatore è Satana però Dio non deve abbandonarci in questi momenti anche se dobbiamo essere noi a vincere le tentazioni come fece Gesù quando una volta ricevuto il battesimo da San Giovanni Battista fu condotto dallo Spirito Santo nel deserto e li fu tentato dal diavolo per tre volte ma Gesù lo vinse e alla fine si allontanò da lui così che vennero gli angeli a servirlo(Mt4,1-11 e Mc 1,12-13). Mi va bene anche l’aggiunta della parola “Anche” quando diciamo la formula della rimessa dei debiti ai nostri debitori perchè così rende meglio il senso della frase. I cambiamenti non sono soltanto sul Padre Nostro ma anche sulla preghiera del “Confesso” sul riconoscimento dei nostri peccati davanti a Dio, ai nostri fratelli e sorelle perchè per Dio siamo tutti fratelli e sorelle che sbagliano ma con le nostre preghiere e suppliche verso la Beata sempre Vergine Maria e tutti gli intercessori di Cristo ci rialzano dal peccato. Un altro cambiamento che ho notato è nella preghiera del “Gloria” che ci porterà a dire “Pace in terra agli uomini amati dal Signore” ripreso da uno storico canto liturgico composto da Don Francesco Buttazzo compositore di musica sacra liturgica nonchè prete missionario scalabriniano poichè egli appartiene alla Congregazione dei Gruppi Missionari di San Carlo per l’assistenza agli italiani emigrati in America. La congregazione nacque nel 1876 dal suo fondatore che è il Beato Giovanni Battista Scalabrini(1839-1905). Questa nuova formula non deve portare scoraggiamento perchè Dio ama tutti gli uomini e le donne cattoliche, provenienti da un altro credo religioso o da nessuna fede però se sono animate da buona volontà e da buoni sentimenti Dio li ama per come sono visto che egli guarda il cuore di ciascuno di noi. Questa nuova formula viene dalla storica traduzione che va dal greco al latino anche se la formula tradizionale dice così: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”(Lc 2,14) detta dagli angeli dopo la nascita del Messia e sempre in alcune chiese locali veniva adottata questa formula accorciando questa preghiera. Nonostante questi cambiamenti la Santa Messa non ha affatto perso il suo senso ma lo ha reso ancora più chiaro e comprensibile verso tutti specie sul suo popolo fedele. Ecco perchè serve attuare riforme come fece San Paolo VI nel 1964 durante il Concilio Ecumenico Vaticano II toccando il tema della liturgia. La sua riforma affermava che ogni paese doveva celebrare le funzioni liturgiche nella propria lingua madre così che tutti potessero capire il vero senso della Parola di Dio oltre ad imparare a memoria le preghiere e le formule che serve ma bisogna anche comprendere anche se il latino non potrà mai sparire definitivamente perchè i testi sacri e antichi discendono dal latino introdotto da San Girolamo(347-419/420) che sostituì la lingua greca usata nei primi secoli dopo Cristo per ogni funzione religiosa ed esso era ancora più difficle da comprendere specie per chi non aveva studiato a differenza del latino che per conoscerlo bisogna studiarlo perchè dal latino arriviamo a capire come si è formata la lingua italiana però quello si comprende leggermente meglio del greco. San Giovanni Paolo II aveva emesso un decreto che faceva tornare all’uso del latino però soltanto nelle grandi cattedrali e con l’autorizzazione del vescovo. IL nuovo decreto del papa emerito Benedetto XVI abrogava quello precedente perchè riportava il latino ovunque senza il consenso del vescovo. Nei tempi che viviamo oggi è utile la riforma di Papa Francesco cha cambiato soltanto alcuni aspetti liturgici ma sono di facile apprendimento e comprensione. Quindi non bisogna essere preoccupati ma anzi gioire pienamente nel Signore come ci dice il Libro del Profeta Isaia. Avanti tutta su questa strada che è quella giusta