3 Aprile 2025

Morì all’ospedale di Prato per una diverticolite non diagnosticata: prescrizione per l’ex-primario, assolto un chirurgo

I fatti avvenuti oltre 11 anni fa: i due medici erano stati condannati in primo grado nel 2017. Per i familiari della vittima resta aperta la partita dei risarcimenti


Ad oltre 11 anni dai fatti è giunto a sentenza il processo di secondo grado per la morte di Anna Maria Collini, 69enne deceduta all’ospedale di Prato. La Corte di Appello di Firenze ha assolto il chirurgo Francesco Menici e ha dichiarato la prescrizione per l’allora primario di ginecologia Giansenio Spinelli. Entrambi dovevano rispondere di omicidio per colpa medica ed erano stati condannati in primo grado: 10 mesi per Spinelli e 7 mesi per Menici. Nella sentenza pronunciata nel 2017 il Tribunale di Prato aveva inoltre condannato i due medici e la Asl Toscana Centro, in qualità di responsabile civile, al pagamento di una provvisionale di 50.000 euro ciascuno in favore delle parte civili: il marito, la figlia e la nipotina della vittima. Provvisionale che la sentenza di appello adesso revoca per Menici, mentre è confermata quella a carico di Spinelli e della Asl.
La donna fu ricoverata il 16 dicembre del 2013, dopo essersi presentata al pronto soccorso in preda a forti dolori addominali. I primi accertamenti diagnostici portarono ad ipotizzare la presenza di un tumore ovarico e a programmare un intervento chirurgico per il successivo 7 gennaio. L’intervento però escluse la presenza di masse tumorali e mostrò che la sofferenza era legata ad una diverticolite acuta complicata. Le condizioni della donna peggiorarono e nonostante altri due interventi chirurgici, la 69enne morì il 24 febbraio del 2014.
A seguito del verdetto di primo grado e dei ricorsi degli imputati e della Asl, il processo di Appello è stato istruito soltanto nel 2023 ed è entrato nel vivo nel 2024 dopo che il collegio è stato riformulato nella composizione a causa dell’incompatibilità di un giudice che si era già occupato del caso in primo grado. La Corte ha affidato a due professori delle Università di Pisa e di Roma la perizia medico-legale e chirurgica per accertare le eventuali responsabilità sanitarie. Perizia che ha sottolineato come a fronte del quadro diagnostico riscontrato, un intervento chirurgico di laparoscopia-laparotomia avrebbe potuto essere eseguito già il 19 dicembre o il 23 dicembre 2013 con buone possibilità di salvare la paziente. In attesa delle motivazioni della sentenza l’assoluzione per Menici si spiegherebbe con un suo intervento in una fase successiva: la prima volta che vide la paziente era il 2 gennaio 2014. Di “assoluzione arrivata con 4 anni di ritardo” parla l’avvocato Federico Bagattini, che ha assistito il chirurgo assieme all’avvocato Martina Gaggini.
“Faremo ricorso in Cassazione fiduciosi che possa darci soddisfazione” afferma l’avvocato Manuele Ciappi, che assiste Giansenio Spinelli. Stessa scelta è preannunciata dall’avvocato Silvia Nesti, che assiste la Asl. Da parte sua, nonostante l’intervenuta prescrizione, l’avvocato di parte civile Luca Brachi, che presentò denuncia in tempi rapidi dopo il decesso della donna e ha seguito tutti i passi dell’iter giudiziario, ha ottenuto la conferma della provvisionale, un risultato che consente di coltivare la richiesta di risarcimento danni in sede civile.