Tra i firmatari anche i big del distretto tessile: "Danni incalcolabili dopo la chiusura del Buzzi Lab"
Una lettera al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per chiedere “una radicale discontinuità nella gestione dell’istituto tecnico statale Tullio Buzzi”. L’hanno firmata in pochi giorni un centinaio di cittadini pratesi, fra cui 55 titolari delle aziende tra le più importanti del distretto tessile – Beste, Manteco, Rifinizione Vignali, il gruppo Pointex-Alma – e, pur se a titolo personale e delle rispettive imprese, rappresentanti di primo piano delle categorie economiche, come Fabia Romagnoli, presidente di Confindustria Toscana Nord e Moreno Vignolini, presidente di Confartigianato Moda.
Tra i sottoscrittori della lettera, inviata stamani dall’avvocato Aldo Godi che ha fatto da collettore raccogliendo le firme presso il suo studio, ci sono anche imprenditori di primo piano di altri settori come Tommaso Signorini e Alessandro Magni, che a titolo personale hanno voluto condividere il messaggio per il rilancio dell’istituto superiore.
I firmatari rappresentano al ministro Valditara la propria insoddisfazione sulla conduzione del Buzzi, “risorsa irrinunciabile, fonte di competenze necessarie per portare avanti l’attività produttiva” ed elemento identitario del “più grande distretto tessile d’Europa con 2.300 imprese, 18.000 addetti e un valore della produzione che supera i 3 miliardi di euro”.
Nel documento si addebita all’attuale dirigente Alessandro Marinelli la chiusura improvvisa del laboratorio di analisi conto terzi Buzzi Lab, all’epoca del suo insediamento, nel settembre 2019. Le presunte irregolarità nella gestione precedente del Buzzi Lab sono state escluse prima dagli accertamenti della Procura di Prato e più di recente dalla sezione di Appello della Corte dei Conti che ha assolto il precedente dirigente scolastico Erminio Serniotti, due professori e un funzionario amministrativo, riconoscendone la correttezza del loro operato.
La chiusura del laboratorio di analisi conto terzi – sottolineano i firmatari della lettera – “ha prodotto danni incalcolabili alle imprese che contavano su un servizio ormai consolidato, alimentato – peraltro – dalle imprese stesse attraverso collaborazioni e donazioni”. Ne sono derivati danni anche alla scuola stessa, come sottolineato nella lettera al ministro: “Negli ultimi 5 anni prima della chiusura, Buzzi Lab ha prodotto entrate nelle casse dell’istituto per 7,3 milioni di euro, effettuando tra le altre cose, verifiche, analisi e consulenze gratuite per Tribunali, Agenzia delle Dogane, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza e Forze dell’ordine di tutta Italia. Una risorsa spazzata via e mai più pienamente recuperata. Il laboratorio è stato poi sì riavviato, ma senza alcuna ambizione di eccellenza; la sua attività è ripartita, ma quando ormai erano venuti meno tutti gli accreditamenti e quando le figure tecniche che lo avevano reso un modello di efficienza non erano più disponibili. In sostanza, quando le condizioni ottimali per lo svolgimento del suo servizio erano ormai andate perdute. Il tutto per presunte irregolarità, smentite in sede giudiziaria”.
Nella missiva, si ricorda come nel 2020 molti dei firmatari odierni avessero già promosso un esposto alla Corte dei Conti per denunciare i danni provocati dalla chiusura del laboratorio.
La lettera si conclude con un appello: “Signor ministro: contiamo su di Lei: ci restituisca il “nostro” Buzzi. I danni che si sono determinati ormai sono storia e, al di là dell’eventuale e da noi auspicato riconoscimento dei danni in sede giudiziaria almeno per le vicende del Buzzi Lab, indietro non si può tornare. Ma per il futuro si può fare molto, attuando una radicale discontinuità nella gestione, che dovrebbe tornare a essere più rispettosa delle peculiarità e dell’identità della scuola, oltre che più coerente con la fisionomia, i bisogni e lo spirito del territorio”.