11 Settembre 2025

Rimborsi dal Comune per attività istituzionale non svolta, la Procura chiude le indagini su Belgiorno

Per la Procura l'ex consigliere avrebbe chiesto rimborsi per 32 ore (circa 1200 euro) relativi a riunioni istituzionali mai effettuate.

La procura di Prato ha chiuso le indagini preliminari, condotte con la guardia di finanza, su una presunta truffa ai danni del Comune di Prato che vede coinvolto l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia Claudio Belgiorno. I fatti contestati sarebbero avvenuti nel 2021 e riguardano rimborsi per 1.200 euro per attività politica in realtà non eseguita.
In particolare Belgiorno, secondo l’ipotesi della procura, avrebbe indotto in errore l’amministratore unico dell’azienda presso la quale era assunto (la Mi Piace Eventi srl), attestando falsamente di avere partecipato alle riunioni di gruppo consiliare del partito Fratelli d’Italia, al quale era iscritto.
L’ente, infatti, corrisponde al datore di lavoro un rimborso per le ore di permesso chieste dal dipendente che non può essere presente a lavoro perché impegnato in attività istituzionali.
Sotto la lente della Procura sono finite in particolare la riunione avvenuta il 7 giugno 2021 – quando, in realtà Belgiorno si trovava in vacanza in Sicilia – e altre quindici avvenute tra il 1 e il 31 agosto 2021, quando, in realtà il gruppo consiliare non si è riunito. In questo modo l’ex consigliere avrebbe, secondo la procura, indotto in errore il proprio datore di lavoro, “inducendolo a porre in essere degli artifici e raggiri, consistiti nel presentare al Comune di Prato una richiesta di rimborso di trentadue ore per attività politica in realtà non eseguita”. Il Comune avrebbe così corrisposto circa 1.200 euro non dovuti, Belgiorno avrebbe tratto un ingiusto profitto venendo retribuito per ore nelle quali non era sul posto di lavoro, né aveva effettuato attività politica, con conseguente danno per le risorse finanziarie del Comune.

Belgiorno è indagato in un’altra inchiesta per concorso continuato nei reati di diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite (il cosiddetto revenge porn) e di diffamazione nei confronti del compagno di partito Tommaso Cocci.