La commissione ha evidenziato soprattutto il mancato utilizzo di gran parte dei fondi sia per le opere di prevenzione che di intervento post-alluvione.
Una scarsa opera di prevenzione del rischio, ma anche falle nel sistema di allerta, nei piani di protezione civile, un’eccessiva burocratizzazione che ostacola il rapporto tra gli enti, una gestione solo parziale dei fondi arrivati dallo Stato.
Sono alcune delle criticità rilevate dalla commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico, che oggi ha iniziato da Prato la sua tre giorni di missione in Toscana. Una fotografia che secondo la commissione richiama la Regione a precise responsabilità: “Tentiamo di capire quali sono state le cause, dove ci sono state delle mancanze, se ci sono stati cortocircuiti – ha detto il presidente della commissione Giuseppe Bicchielli – è emerso un quadro abbastanza confuso. I piani di protezione civili non erano aggiornati, l’allerta è stata sottostimata rispetto alla dimensione dell’evento e successivamente gran parte delle risorse stanziate non sono state utilizzate”.
Uno dei temi maggiormente sottolineati dai commissari è stato quello relativo alla gestione dei fondi da parte della Regione.
Secondo i dati in possesso della commissione delle 6mila domande di rimborso presentate dai cittadini toscani dopo l’alluvione e successivamente accettate, solo 269 sono state liquidate. Degli 82 milioni per la ristrutturazione pubblica arrivati dal Governo ne sono stati spesi 11.
Negli ultimi 10 anni degli 884 milioni arrivati dal Governo per le opere di prevenzione ne sono stati investiti solo il 25%. La parlamentare pratese Erica Mazzetti ha insistito sulla necessità di sburocratizzazione del sistema: “C’è troppa sovrapposizione di norme e di enti, stiamo provvedendo a scrivere un testo unico sul rischio idro-geologico basato su principi univoci per tutta Italia”.
La commissione ha ascoltato stamani il presidente della Provincia e sindaco di Montemurlo Simone Calamai, poi il governatore Eugenio Giani e le categorie economiche e il commissario Sammartino, effettuando anche un sopralluogo a Montemurlo, sul fosso Stregale e il torrente Bagnolo.
“E’ fondamentale che la filiera degli interventi previsti, come quelli di “lettera D”, possa finalmente essere attivata nel nostro territorio. Questi interventi sono essenziali perché solo attraverso di essi è possibile migliorare significativamente la situazione di rischio della nostra provincia – ha detto il presidente della Provincia Simone Calamai – Naturalmente, di fronte a eventi eccezionali e straordinari come quello del 2 novembre, non è possibile parlare di rischio zero, poiché il rischio non può mai essere completamente eliminato, ma si possono apportare miglioramenti importanti. Pertanto, la Provincia, il Comune di Montemurlo e tutti gli altri comuni del territorio chiedono che siano messe a disposizione le risorse e gli strumenti necessari per intervenire efficacemente e migliorare la situazione esistente”.