25 Maggio 2025

Diritto di cittadinanza, il 29 maggio una manifestazione per chiedere “dignità e un futuro certo”

Almeno 34 tra associazioni, sindacati e forze politiche scenderanno in piazza del Comune a Prato il prossimo 29 maggio nella manifestazione "Prato chiama l'Italia". Circa una persona su quattro a Prato, si spiega, vive senza cittadinanza italiana e la città è quella con più stranieri nel Paese rispetto alla popolazione residente: sono 50.000, tra cui 13.000 giovani nati o cresciuti a Prato ma ancora stranieri

Una persona su quattro a Prato vive senza cittadinanza italiana. Cinquantamila persone, 129 nazionalità diverse, 13.000 giovani nati o cresciuti qui ma ancora considerati stranieri. Da questi numeri nasce il documento ‘Prato chiama l’Italia: per una nuova politica su immigrazione e cittadinanza’, con sette proposte concrete per trasformare radicalmente l’approccio alle politiche migratorie. L’iniziativa, che raccoglie l’adesione di associazioni, sindacati e forze politiche, è il risultato dell’assemblea pubblica del 13 aprile al Circolo Cherubini di Grignano, dove oltre 400 persone hanno discusso la condizione di chi vive nel limbo della precarietà burocratica.

“Tantissime sono le adesioni che stanno arrivando da mondi diversi, e questo chiarisce in modo inequivocabile che Prato non è una città spaccata: anche nelle sue complessità, Prato è da sempre plurale e accogliente, ed è capace di rivendicare e pretendere l’avanzamento di diritti essenziali in maniera unitaria e compatta. È capace di dire che per contrastare lo sfruttamento dobbiamo aggredire la ricattabilità, che per combattere la precarietà dobbiamo garantire un percorso di vita stabile e regolare. Che riconoscere la cittadinanza a chi nasce in Italia e la richiede non sottrae niente a chi la eredita dalla propria famiglia. Il 29 maggio scendiamo in piazza per affermare che chi contribuisce ogni giorno alla vita della città ha diritto di farne parte pienamente, senza più attese infinite, discriminazioni o esclusioni burocratiche” spiega Moustapha Diagne, presidente dell’Associazione dei Senegalesi di Prato. “La sfida di Prato è la sfida dell’Italia intera. Oltre 50.000 persone in questa città vivono e lavorano senza poter votare, accedere a un alloggio pubblico o ottenere un semplice documento di identità. Il nostro documento dimostra che esistono soluzioni concrete per garantire diritti a chi lavora, paga le tasse e contribuisce alla vita economica, sociale e culturale della comunità. Non vogliamo un trattamento di favore, ma rivendichiamo il diritto di essere trattati con dignità, di avere accesso alla residenza, alla cittadinanza e a un futuro certo. Serve solo la volontà politica di attuarle” sottolinea Nassira Camara, Associazione Mali Onlus e Federazione delle Associazioni Maliane d’Italia.

Il documento ‘Prato chiama l’Italia’ propone un cambio di paradigma attraverso sette interventi strutturali. Il primo riguarda il decentramento amministrativo, con Prato città pilota per trasferire ai Comuni la competenza sul rinnovo dei permessi di soggiorno. Si propone poi la creazione di un fondo di garanzia regionale contro la discriminazione residenziale, la piena applicazione del diritto all’iscrizione anagrafica per senza fissa dimora. Sul fronte della cittadinanza, in attesa di una riforma nazionale che accorci i 10 anni di residenza continuativa attualmente necessari, come previsto dal Referendum di 8 e 9 Giugno, e che introduca Ius Soli e Ius Culturae, si prevedono percorsi di riconoscimento e supporto amministrativo, psicologico e familiare per i giovani con background migratorio. Il documento delinea inoltre un patto contro la precarietà che spezzi il circolo vizioso tra permesso di soggiorno, casa e lavoro, insieme al potenziamento dei servizi di accoglienza e al superamento delle barriere che impediscono l’accesso ai servizi essenziali.

Giovedì 29 maggio alle 17.15 in piazza del Comune si terrà la manifestazione per chiedere al consiglio comunale di recepire le proposte del documento. Una persona su quattro a Prato non ha diritto di voto. Il 29 maggio la loro voce si farà sentire. “Saremo in piazza per la dignità di tutte quelle persone che nel sacrificio hanno cercato di divenire, mantenersi o tornare ad essere regolari, avendo a che fare con le attese e i permessi che arrivano già scaduti. A Prato, i tempi per il rinnovo del permesso di soggiorno possono superare i 16 mesi, e intanto le persone restano senza documenti validi, senza accesso ai servizi e in balia della precarietà. Saremo in piazza anche per sostenere il Referendum dell’8-9 giugno per ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza necessario per richiedere la cittadinanza, rilanciando la necessità di superare definitivamente l’approccio emergenziale e securitario che da trent’anni caratterizza le politiche migratorie italiane. Questa battaglia riguarda tutti, perché una città è più forte quando nessuno è lasciato indietro” dichiara Ajman Hossain, Associazione Bangladesh Prato. Il documento ha raccolto un consenso trasversale che va da ANPI ad ARCI, dalla CGIL alle associazioni delle comunità straniere, coinvolgendo tutte le forze politiche progressiste del territorio in un fronte comune per i diritti della cittadinanza.