La crisi continua a mietere vittime e il distretto rischia di perdere un altro pezzo importante. Se a cadere prima erano le piccole e medie imprese, ora tocca anche alle grandi aziende alzare bandiera bianca. La Sasch (nella foto un negozio a marchio Sasch che non corre comunque pericolo), una delle realtà più importanti del distretto, di proprietà del gruppo che ha come riferimento il sindaco di Prato Roberto Cenni, va verso la liquidazione. Da un punto di vista formale, è bene precisarlo, la liquidazione non coincide necessariamente con la chiusura. E’ possibile liquidare, per intendersi, e ripartire, cercando di salvare quote di mercato e personale. Tutto dipende da come, e non solo per fattori interni, un’impresa porta avanti la liquidazione. Al tempo stesso, e lo dice la parola, liquidare può voler dire pagare fornitori e creditori e chiudere. Il che non è un fallimento. Le ipotesi sul destino della Sasch sono dunque tutte aperte, benché la situazione appaia difficile. Dall’azienda non c’è riscontro ufficiale circa i possibili e imponderabili esiti. Trapelano voci che dicono che saranno salvati quanti più posti di lavoro possibile. Completo no comment, del resto, da parte del sindaco Roberto Cenni che, da circa due anni, non si occupa più direttamente dell’azienda “di bandiera”. Nelle scorse settimane era emersa la notizia delle difficoltà economiche dell’azienda, con debiti che ammontavano a 140 milioni di euro. Nel frattempo sembra che il passivo sia aumentato, toccando quota 160. E’ così saltata la trattativa con gli istituti di credito che avrebbero dovuto ripianare la situazione debitoria. Le indiscrezioni parlano di una chiusura della Sasch entro gennaio 2011, ma sono tutte le realtà del Gruppo ad essere in difficoltà, comprese le società commerciali Fincom e Gerard. Premesso che che liquidazione non significa di per sé chiusura perpetua, secondo i bene informati le opzioni più accreditate sarebbero due: salvataggio delle aziende produttive con indebitamenti inferiori oppure ricorso al concordato e al fallimento per tutte, con la possibilità di cessione di rami di aziende o di aziende intere a terzi intenzionati a rilevare o affittare. La proprietà ha fatto sapere che il salvabile sarà salvato. Sono ben 397 i dipendenti a rischio, in queste ore comprensibilmente preoccupati per il loro futuro. Tra provincia di Firenze e provincia di Prato il gruppo conta più di 10 aziende. Oggi pomeriggio si è tenuta un’assemblea dei dipendenti delle aziende a rischio chiusura, mentre domani (mercoledì 24 novembre) i vertici del gruppo incontreranno i sindacati per discutere delle azioni e delle ripercussioni future. Unica azienda non coinvolta nei rischi di chiusura sarebbe la Eurotintoria spa. L’azienda per ora mantiene la linea del silenzio, aspettando l’evolversi della situazione.
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