Nel 2010 le rimesse da Prato verso la Cina sono calate del 63 % rispetto all’anno precedente. Il dato emerge da uno studio condotto dalla Fondazione Leone Moressa, sulla base dei rilevamenti della Banca d’Italia. Prato, con 5696 euro di rimesse procapite all’anno da parte degli immigrati, si colloca al secondo posto a livello nazionale dietro Sassari. In termini assoluti, la nostra provincia è quinta dopo Roma, Milano, Napoli e Firenze. Prato detiene però il record dei soldi spediti verso la Cina dove è destinato il 90% dei 179 milioni che lasciano il distretto. Nel 2010 questa cifra si è tuttavia ridotta di oltre il 60%; un calo che può essere spiegato con l’azione di contrasto all’illegalità nell’economia cinese e al riciclaggio. Nel dicembre 2009 la guardia di Finanza ha messo fuori gioco la metà dei money transfer allora presenti in provincia, sospendendo 142 operatori irregolari sui 248 complessivi. Nel giugno 2009, nell’inchiesta Cian Liu, coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia, le Fiamme Gialle regionali scoprirono un fiume di denaro sporco di 2,7 miliardi di euro trasferito dall’Italia alla Cina fino al 2006 con la complicità di diversi italiani. “Questa duplice attività di contrasto all’economia illegale cinese comincia a dare i suoi frutti – commenta l’assessore comunale alla sicurezza Aldo Milone -. Da una parte l’azione anti-riciclaggio e contro l’evasione fiscale da parte della Guardia di Finanza, dall’altra parte i controlli interforze nei capannoni, che nel 2010 ci hanno consentito di chiudere 287 aziende”.
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