20 Aprile 2011

Come sono cambiate negli ultimi trent’anni
le capacità motorie dei giovani.


Sono più grassi, meno abituati a praticare attività all’aperto e complessivamente hanno minori capacità motorie, ma sono più agili rispetto ai loro coetanei di trent’anni fa. E’ quanto è emerso dall’incontro promosso dall’assessorato allo Sport della Provincia che ha presentato nei giorni scorsi lo studio condotto da Asel confrontandolo con i risultati di un’analoga analisi realizzata nel 1981 da CGFS e Coni.  “La ricerca mette in luce come il cambiamento degli stili di vita, delle abitudini alimentari, delle scelte personali possa realmente influire sulla resa sportiva di un individuo – sottolinea l’assessore provinciale allo Sport Antonio Napolitano – L’abbassamento degli standard motori dei ragazzi deve farci riflettere sulla qualità del contesto urbano in cui viviamo, su stili di vita sempre più sedentari e sulla ridotta attenzione per l’educazione alimentare e per il benessere fisico”. Ma vediamo nei dettagli cosa ha messo in evidenza lo studio di Asel. La ricerca conferma i dubbi espressi da vari insegnanti di educazione fisica attivi nelle scuole pratesi, e da tecnici e operatori sportivi, sulla possibile involuzione delle capacità motorie dei ragazzi rispetto al passato. Le prestazioni motorie dei ragazzi testati nell’importante ricerca fatta 30 anni fa dal Cgfs di Prato in collaborazione con il Coni, risultano infatti generalmente migliori rispetto a quelle dei giovani di oggi. Il campione di circa mille ragazzi, di età compresa fra i 10 e i 16 anni, ha dimostrato di essere più lento e meno potente, ma il test di destrezza evidenzia un buon livello medio di agilità, addebitabile, probabilmente, a un precoce avviamento allo sport. Preoccupante è invece l’indice di massa corporea (BMI) rilevata nei ragazzi testati, il 30,68% dei maschi e il 19,32% delle femmine risultano in soprappeso o obesità e anche in questo caso rispetto al 1981 vi è un aumento significativo. Dati che lasciano supporre come le ore dedicate all’attività motoria e sportiva non siano sufficienti e comunque non compensino la mancanza di attività fisica spontanea destrutturata (andare in bicicletta, pattinare, camminare, fare giochi tradizionali, giocare al pallone ecc.), la progressiva diffusione di giochi virtuali e computerizzati, e la conseguente maggiore sedentarietà, sommata a una variazione in negativo di stili alimentari rispetto al passato. Una leggera differenziazione è stata però riscontrata fra le prestazioni dei ragazzi stranieri e il rapporto di indice di massa corporea – che risultano lievemente migliori – rispetto a quelle dei ragazzi italiani. La ricerca offre molti spunti per riflettere su ciò che operatori, istituzioni e famiglie possono fare per creare percorsi virtuosi capaci di sviluppare le potenzialità e le capacità motorie di cui i ragazzi sono dotati. A partire da appropriati programmi di educazione motoria, fisica e sportiva nella scuola, accompagnati da maggiori spazi liberi nella città per il gioco libero e sicuro; o l’investimento di risorse finanziare per l’adeguamento e il potenziamento degli impianti sportivi. E infine spetta alle famiglie dedicare maggiore attenzione per sviluppare s stimolare nei loro figli uno stile di vita più attivo, mentre le organizzazioni sportive potrebbero potenziare le offerte formative piuttosto che quelle agonistiche, tenendo ben presenti i bisogni dello sviluppo fisiologico dei bambini e degli adolescenti anteponendo il “ben…essere” al risultato agonistico immediato.
IL CAMPIONE TESTATO – La ricerca prevedeva l’analisi dei ragazzi nella fascia di età dai 10 ai 16 anni, complessivamente sono stati 971 i ragazzi testati di cui 452 femmine e 519 maschi. Il campione comprendeva la presenza di ragazzi provenienti da varie nazionalità (16,3%) alcuni dei quali, seppur nati in Italia, sono stati considerati come stranieri.
METODICA – Il confronto fra le due ricerche è stato fatto utilizzando gli stessi test e lo stesso protocollo applicativo per lo studio dell’espressione di forza rapida, di velocità, di mobilità articolare e flessibilità. L’unico ‘esame’ superato dalla generazione 2010, rispetto a quella del 1981, è stato il test “zig zag run” che valuta l’abilità di un soggetto nel cambiare rapidamente la direzione del corpo o di parte di esso in una prova di corsa. Gli altri test proposti hanno valutato: la velocità nei 20 mt, salto in lungo da fermo, salto in alto da fermo, lancio dorsale della palla medica di 2 kg, mobilità e flessibilità del tronco, rilevazione dati antropometrici, altezza, peso, calcolo dell’indice di massa corporea.
La ricerca è stata presentata nel corso di una giornata appositamente dedicata alle tematiche legate a sport e ragazzi che si è tenuta a palazzo Buonamici nei giorni scorsi e a cui sono intervenuti Attilio Baldanzi e Saverio Langianni di Asel, Betti Faggi per l’Ufficio scolastico provinciale e Giuseppe Taurasi, medicina dello sport – ASL 4 Prato.

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