28 Giugno 2011

Donate al Museo Civico 62 opere dell’artista lituano Lipchitz


In attesa della conclusione dei lavori di restauro e della conseguente riapertura di Palazzo Pretorio prevista per il 2013, il Museo Civico si arrischisce di un’importante patrimonio artistico: 62 opere del famoso artista lituano Jacques Lipchitz, donate al Comune di Prato dalla Fondazione Jacques & Yulla Lipchitz di New York. Una donazione di straordinario valore, circa 11 milioni di dollari pari a 7 milioni di mezzo di euro. Si tratta di 19 opere in gesso e 43 disegni dell’artista lituano, uno dei maggiori esponenti della scultura cubista. Opere che andranno ad ampliare la già vasta e importante collezione del Museo Civico. L’operazione è stata approvata oggi dalla giunta comunale. La delibera sarà discussa domani pomeriggio in consiglio comunale che si riunirà in seduta straordinaria. Soddisfazione è stata espressa dal sindaco, Roberto Cenni, che ha ringraziato la fondazione newyorkese e quanti hanno lavorato, da un anno e mezzo a questa parte, per rendere possibile l’operazione.

Breve nota biografica di Jacques Lipchitz

L’artista, nato a Druskininkai (Lituania), il 22 agosto 1891 e morto a Capri il 16 maggio 1973 è stato uno dei maggiori esponenti della scultura cubista. Nel 1909 si recò a Parigi per studiare prima a l’ École des Beaux-Arts e successivamente a l’ Académie Julian iniziando la sua attività come scultore realista. Presto entrò nell’orbita della ricerca primitivista e cubista nella comunità artistica di Montmartre e Montparnasse dove conobbe Juan Gris e Pablo Picasso e divenne amico di Amedeo Modigliani. Negli anni venti ha esposto le sue opere nelle maggiori gallerie parigine, opere che sono conservate nei più importanti  musei del mondo: La danzatrice del Museo di arte moderna della città di Parigi (1913); Marinaio con chitarra della Albright Art Gallery di Buffalo (1914); Bagnante (1915 New York, collezione privata); Testa (1915) e Suonatore di chitarra (1922) conservate presso il Kunstmuseum di Basilea.
Intorno alla metà degli anni venti la sua ricerca artistica lo portò verso  forme dinamiche e lineari fondate sull’intreccio degli elementi spaziali, realizzando forme plastiche figurative nuovamente vicine al realismo e non di rado monumentali.
Durante la seconda guerra mondiale e a causa della deportazione degli ebrei nei campi di sterminio, Lipchitz fu costretto a lasciare Parigi e  si trasferì negli Stati Uniti.
Nel 1946 partecipò alla decorazione della cappella di Notre-Dame De Toute Grâce al Plateau d’Assy (Monte Bianco), con Matisse, Rouault, Bonnard e Chagall.
Dal 1963 si stabilì a Pietrasanta in Italia e scrisse la sua autobiografia che fu pubblicata in occasione della sua mostra retrospettiva al Metropolitan Museum of Art di New York nel 1972.
Jacques Lipchitz morì a Capri nel 1973 e la sua salma fu trasportata a Gerusalemme per essere cremata.

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